Non avevamo ancora raccontato di un laureato in medicina che si risveglia una mattina dopo una festa di laurea bella pesante e, preso da improvvisa illuminazione, decide di dedicarsi alla fotografia microstock. L’inizio della storia è buono: vediamo cosa ci racconta Mitch della sua esperienza.
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La storia di Mitch
Come ho già accennato da qualche parte nei commenti agli articoli di Paolo, io sono un ragazzo di 28 anni, laureato in Medicina e attualmente sto frequentando il 3° anno di specialità in anestesia & rianimazione, a Trieste. Proprio la laurea fu galeotta, se consideriamo che in quell’occasione mi venne regalata la prima reflex (Canon EOS 600D con il classico 18-55).
Da quel momento ho cominciato a scattare in maniera “seria”, un amico mi ha fatto conoscere Lightroom e ho iniziato a smanettare un pochino sulle fotografie…
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All’inizio era solo questione di saturazione, di cercare di recuperare qualche foto “sbagliata” come esposizione, poi via via ho cominciato a padroneggiare lo strumento con qualche piccola soddisfazione (dove la soddisfazione è tua mamma che ti dice “ma che bella foto che hai fatto” e tuo papà che ti dice “secondo me l’hai modificata troppo”).
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Da quel momento, per circa un paio d’anni la fotografia è stata un magnifico hobby, come lo è per milioni di persone… fino a che, un sabato mattina di ottobre mi sveglio in pieno hangover dopo una festa di laurea piuttosto “pesante”, e non so come finisco googlando sul sito fotoguadagnare.com… e da li in poi l’abisso ;)
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Decido, prendendo come leggi le frasi ricorrenti che si leggono nel suo come negli altri blog, di tirare fuori le foto fatte negli ultimi anni, che “piuttosto che restino a prender polvere nell’hard disk esterno, chissà…”
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E all’inizio, ovviamente, è un dramma… Mi rendo immediatamente conto che, per due anni, ho sbagliato tutto. Non solo ovviamente le mie foto non si adattano particolarmente ai canoni microstock (soprattutto foto di paesaggi (inflazionate) o ritratti di amici (inutilizzabili)), ma anche e soprattutto le foto sono “sbagliate” dal punto di vista tecnico. Leggendo e studiando sul web mi rendo immediatamente conto che, dal punto di vista teorico, ero parecchio scarso (scattavo in manuale sì, ma con il diaframma sempre aperto al massimo); così che il 95% delle foto scattate sono fuorifuoco al 100%, e mi vengono sistematicamente cassate da quasi tutte le agenzie (se ripenso al mio viaggio in america, con Monument Valley, Antelope Canyon, Grand Canyon ecc mi viene da piangere…).
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Senza perdere la speranza però, riesco a farmi accettare, lentamente, da quasi tutte le agenzie (Shutterstock è quella che ci mette di più a “volermi bene” e mi resiste circa 4 mesi), e qualche decina di foto riesco a venderle. Da li inizia un percorso, in termini di valutazione personale, che come Paolo ci insegna non durerà meno di 12/24 mesi, e che al momento mi pare quantomeno confortante.
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Attualmente ho venduto foto su 6 agenzie, per un totale di 431 download, il mio portfolio varia dalle 187 foto su Shutterstock alle 600 su iStock, e attualmente il numero di download mensili è attorno a 60/80 foto. Devo dire che, dal punto di vista numerico, iStock è sicuramente l’agenzia più profittevole, soprattutto come programma partner, che è dove ho riscontrato i maggiori guadagni (capita solo a me?), mentre con Fotolia, Depositphotos e 123F faticano a decollare (o quantomeno ad essere costante come download mensili).
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Quindi bilancio, per me, positivo. In parte.
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Il buttarmi nella fotografia microstock non ha mai lontanamente rappresentato, per me, un’ipotesi di secondo stipendio, quanto piuttosto un’occasione di mettersi alla prova e di migliorare come fotografo e, perchè no, l’occasione di togliersi qualche soddisfazione, vantandosi con gli amici di aver venduto in licenza estesa una foto dei campi dietro casa (è successo). Allo stesso tempo, però, in questi mesi mi sono reso conto che la mia fotografia è in parte cambiata, e non so se sono proprio contento di questo cambiamento.
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Il fatto del fare uso di Lightroom in maniera costante, ha fatto si che in qualche modo il mio modo di post-produrre la fotografia si sia adattato a quanto richiesto dal mercato microstoccaro, con un utilizzo della saturazione dei colori, per esempio, particolarmente “spinto”, del quale, adesso, un pochino mi vergogno. Ecco, l’ideale sarebbe riuscire a fare fotografia, da vendere nel microstock, riuscendo però a mantenere un minimo di “libertà” di gestione della propria fotografia. Io, come penso altri che si sono avvicinati a questo mondo, non diventerò ricco vendendo foto, faccio già un altro lavoro (meraviglioso) e non ho bisogno di forzare il mio modo di fare foto per guadagnare qualche dollaro in più sul microstock.
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Questa sarà la sfida dei prossimi mesi, ritornare ad uno stile meno “artificiale” e vedere come va.
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vi saluto con una foto scattata l’altro giorno (che vedete in apertura di post), sempre dalle mie parti, che sicuramente NON venderà su microstock (semmai qualche sito la accetterà…)
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Naturalmente, non finisce qui
Se hai voglia di raccontarci di come hai iniziato a occuparti di fotografia microstock qui c’è posto per te. Trovi i dettagli di come fare su Immagini di fotografi decisamente non professionisti. Ci piacciono le storie normali, quelle dove ci sono i successi ma anche quelle dove ci sono tante lezioni imparate a furia di batoste in testa. Raccontaci la tua storia: è utile per gli altri, non paghi lo psicologo e ti regaliamo pure un eBook. Più di così!
ecco…..l’unica cosa buona è che hai provato vergogna. Vendendo alle agenzie microstock non si va da nessuna parte….ma proprio da nessuna. Come ho detto milioni di volte , il mercato microstock è becero, sempliciotto, fatto ad uso e consumo loro e delle riviste / giornalini che stanno su con lo sputo e non vogliono investire in fotografia. Intendo FOTOGRAFIA!
Ha già il tuo bel lavoro…fallo e lascia ad altri il compito di scattare foto lodevoli che raccontino qualche cosa….oltretutto se lo fai solo come hobby , ti divertirai molto di più.
…ragiona su cosa succederebbe se mi mettessi io a fare il medico a 2 dollari a interventi..così…per hobby :)
Ciao Riccardo,
Io invece penso che Mitch debba essere orgoglioso di quello che fa e io sono orgoglioso di avere ospitato la sua storia su questo blog. E per questo lo ringrazio ancora.
Sul fatto che con il microstock non si vada da nessuna parte non concordo. Io mi ci pago il mutuo e le bollette di casa, quindi Santo Microstock che mi da una mano a fine mese.
Sul fatto delle riviste che stanno su con lo sputo e non investono in fotografia ti posso assicurare che ci sono casi in cui le mie immagini sono pagate 38 centesimi, ma anche altri in cui sono pagate 137 dollari a immagine, che mi sembra una cifra rispettosa della dignità anche dei fotografi più tradizionali.
Il mercato microstock non è sempliciotto sicuramente in termini di qualità (tecnicamente elevata), mentre magari lo è in termini di soggetti trattati. In effetti scattiamo per vendere, e si vendono prodotti spesso un po’ troppo standard.
Secondo me c’è un grosso fraintendimento, e cioè che la FOTOGRAFIA che tu intendi immagino si riferisca a grandi reportage o opere fotografiche d’indubbio valore artistico. Ma a me, fotografo microstock, non interessa entrare nel tuo campo fotografico, non rubo il pane dal tuo tavolo e, anzi, mi fa piacere che ci siano fotografi come te che dedicano anima e corpo al lavoro di Fotografia più “intellettuale” perché anche a me fa piacere contemplare grandi fotografie e reportage.
Poi c’è il microstock. E la fotografia di chi fa microstock è una roba diversa. E’ proprio una disciplina diversa. Io, Paolo Gallo, voglio essere libero di vendere fotografie still life anche sempliciotte, anche facili, ma perché dovrei rinunciarci? Il mio mercato è diverso dal tuo, non mi interessa vendere un intero reportage a una rivista, non mi interessa vendere una fotografia di grande valore artistico.
Se invece con il termine FOTOGRAFIA ti riferivi al mercato di fotografia stock… beh, in questo caso non ti posso proprio aiutare. Non è colpa mia, non è colpa tua: il mondo si è evoluto e oggi la fotografia stock è prevalentemente fotografia microstock. Che ci piaccia o no.
Riccardo, a prescindere dalla diversità di opinione, grazie del commento.
Paolo
Condivido l’inquietudine di mitch sul fatto che la propria fotografia, facendo microstock, inevitabilmente cambia, e non sempre in meglio.
Personalmente la fotografia per me è stato sempre un modo di approcciarmi all’ambiente circostante, per cui ho praticato sempre quella che viene chiamata street, ma l’avvicinamento al microstock mi spaventa un po’. Le foto che amo, quelle che credo veramente importanti, veramente di valore, quelle dei Grandi della fotografia, non venderebbero certo sul microstock, semplicemente perché rispondono ad altri canoni di critica e di bellezza, diversi e, penso, più sinceri. E siccome nel mio piccolo, e con molta modestia, penso di saper scattare anch’io delle piccole foto veramente di valore, ho paura facendo microstock di portare la mia testa a ragionare in senso microstokkaro anche quando non voglio.
Spero sinceramente di riuscire a scindere le due cose, e trattarle in maniera diversa, perché sono convinto che fare microstock aiuti si a migliorare la propria abilità come fotografo, ma rischi di renderci anche mediocri nella nostra eccellenza tecnica.
Spero di essere riuscito a spiegarmi, e se posso permettermi di chiederlo mi piacerebbe avere qualche opinione, così che questi miei pensieri non siano solo una cosa che rimugino tra me e me.
Lascio qui sotto il link alla mia pagina flickr e al mio piccolo sito di fotografia per cercare di spiegare meglio cos’è la fotografia per me.
http://giuliostrocchi2.wix.com/luciochistrogi
https://www.flickr.com/photos/postluciochistrogi/
Ciao Giulio,
condivido le tue opinioni…fare microstock non è fare Fotografia, quella vera.
Intascare qualche soldo e pagarsi le bollette vendendo le foto sui siti micorstock non fanno dell’autore un Fotografo, volutamente scritto con la F maiuscola.
E’ la fotografia degli sfigati…non me ne vogliano coloro che la praticano e ne traggono beneficio, profitto e soddisfazione…non ce l’ho con il microstock e neppure con chi lo pratica, per me ognuno può interpretare la fotografia come vuole, massima libertà, è solo un’opinione personale…
Realizzare foto con la mente impostata e vincolata al microstock significa annullare la poesia, la magia, i sentimenti che rendono una foto una vera foto, che non ha bisogno di spiegazioni e che, evidentemente, chi pratica questo tipo di attività non sa esprimere o non ha interesse di farlo.
La FOTOGRAFIA, onestamente, è un’altra cosa e tu Giulio, nelle tue foto la esprimi nel migliore dei modi, complimenti e buona attività!
Erik
Ciao Erik,
Concordo sul fatto che la Fotografia progettuale, di reportage, pensata e ragionata, sia una cosa completamente diversa dal microstock e nessuno lo mette in dubbio. Ma sono due specialità diverse: i cento metri e la maratona sono entrambe delle corse, ma non è che lo specialista dell’una ruba qualcosa all’altro. In questo sito parliamo soprattutto (ma non solamente) di microstock, che è fotografia per palati meno raffinati e sicuramente economici. E non c’è nulla di male in questo. Io faccio fotografia microstock per pagarmi il mutuo di casa e le bollette (e sono orgoglioso di riuscirci), mentre continuo a lavorare su progetti personali di Fotografia con la effe maiuscola (almeno spero) che mi danno molta soddisfazione in termini di poesia, ma che probabilmente non mi permetteranno mai di mangiare.
Un abbraccio e Buona Luce!
Paolo
Non mi inoltro sulle polemiche.
Invece confermo che anche per me iStock! è una rivelazione. Accetta molte foto e vende parecchio nei siti partner.
Ne avevo parlato qui:
http://artemicrostock.wordpress.com/2014/06/05/istock-perche-si/
Buona luce a tutti!!
Presumo ci sia un equilibrio che si può raggiungere, tra le foto fatte per il microstock e quelle fatte per se stessi…personalmente, quando sono in giro con la macchina fotografica, non penso a fare foto DA microstock, penso solo a farle…poi, quando arrivo a casa e le metto a posto valuto se e come quelle foto possano essere modificate e caricate sui vari siti. Ovviamente è chiaro che se fotografo in città, almeno che io non mi cimenti con lunghe esposizioni e filtri, la maggior parte delle foto che farò non saranno utilizzabili per lo stock, data la presenza di persone il più delle volte riconoscibili…
Io penso di soffrire “un’involuzione” da microstock nella post-produzione, più che nello scatto di per se…è quando arrivi a casa e giochi di più sulla saturazione, piuttosto che nella rimozione ossessiva del rumore, è li che percepisco il cambiamento che il microstock ha dato al mio modo di fare foto…
allo stesso modo, però, mi rendo anche conto che, se non fosse stato per il microstock, non avrei cercato e acquisito tutta una serie di informazioni e di capacità che adesso, almeno parzialmente, sento di possedere…
Quindi sicuramente l’effetto complessivo dato da questa esperienza è positivo. A Giulio, a cui faccio i complimenti per le foto del suo sito, dico che secondo me si possono fare entrambe le cose…soprattutto se, come lui, si parte da una bella base, penso che sia difficile che l’impatto col microstock modifichi o intacchi questa base…per me il discorso è stato diverso, arrivando io a quest’esperienza sostanzialmente “vergine” dal punto di vista fotografico.
P.S. Per quanto riguarda iStock, come ho detto, è in assoluto il sito che vende di più, soprattutto come programma partner. Nell’ultimo mese mi sono iscritto anche a Pond5 e a BigStock (prima vendita ieri), e finalmente anche photodune ha venduto qualcosa (dopo quasi sei mesi :D )
Alamy latita sempre, mi emoziono solo per qualche zoom ogni tanto :X
saluti
mitch