Il portfolio di fotografia microstock di Stefano mi è piaciuto.
Tuttavia, Stefano potrebbe spremere molto di più dalle sue idee, visto che si tratta di buone idee. Guardiamo assieme le sue immagini e approfittiamone per imparare qualcosa di nuovo.
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Ci scrive Stefano
Ciao Paolo,
per prima cosa grazie, leggendoti e seguendo i tuoi consigli ho da poco più di sei mesi iniziato il mio percorso nel mondo del microstock.
La prima mail che ti ho scritto risale alla fine dello scorso Aprile.
In questi mesi ho faticato a farmi accettare sulle agenzie che tu consigliavi e a “industrializzare” il mio lavoro (ancora amatoriale), ma alla fine ce la sto facendo!!!
Non è finita lo so, ne mancano ancora e manca soprattutto un portfolio ricco e interessante ma a questo punto, vista la tua esperienza e disponibilità, mi piacerebbe ricevere le tue critiche sui primi lavori che fino ad ora ho pubblicato.
Uno dei miei problemi, non l’unico, (ahimè l’inglese) è l’indicizzazione dei file. Utilizzo un tool web di shutterstock e non sempre riesco a compiere un buon lavoro credo, infatti, cercando poi le mie immagini pubblicate non sempre riesco a trovarle facilmente, specialmente su alcune agenzie tipo Fotolia.
In ogni modo non voglio tediarti oltre, lascio a te la parola e ti ringrazio anticipatamente per il tuo prezioso giudizio e il tempo che vorrai dedicarmi.
Un caro saluto.
Stefano
http://www.shutterstock.com/gallery-2342525p1.html
http://italiano.istockphoto.com/search/portfolio/11722360#104cb60a
http://it.fotolia.com/p/204805857
http://it.123rf.com/profile_kleem26
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La fotografia microstock è una signora anglosassone
La difficoltà con la lingua inglese è un qualcosa di molto comune tra chi legge questo blog. A volte non è solo una mancata conoscenza, ma semplice timidezza o pigrizia: in verità nessuno di noi è completamente a digiuno di inglese. Bisogna avere pazienza: ci può non piacere, possiamo puntare i piedi finché vogliamo… rimane il fatto che la fotografia microstock parla inglese.
Il consiglio è quello di inserire fin da subito e prima dell’upload i metadati (titolo, descrizione, keyword) in inglese. Personalmente utilizzo Lightroom per quest’attività e mi sento di consigliarlo.
C’è una pluralità di ragioni per inserire i dati direttamente in inglese, a partire del fatto che i sistemi di traduzione automatici delle diverse agenzie microstock da italiano a inglese spesso sono approssimativi.
La conoscenza della lingua anglosassone richiesta per adempiere ai doveri di fotografo microstock con la dovuta professionalità è veramente base ed esistono una serie di strumenti che ci possono aiutare nell’operazione. Il primo è Google Translate per tradurre titoli e descrizioni, il secondo è il Keywording Tool di Yuri Arcurs.
Quest’ultimo strumento ti permette di inserire alcune keyword (in inglese) che caratterizzano la tua immagine. Il motore di ricerca seleziona altre immagini già disponibili nei circuiti microstock che utilizzano le stesse parole chiave e ti permette di selezionare quelle più simili alla tua fotografia. Fatta la tua scelta, questo interessantissimo strumento ti propone una serie di suggerimenti di keyword in inglese che con un semplice copia e incolla puoi allegare alla tua immagine. Insomma: un sistema veramente veloce per facilitare l’inserimento delle (a volte) ostiche keyword in inglese.
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Il portfolio microstock di Stefano
Quello di Stefano è un portfolio che mi piace. Però non sempre la realizzazione tecnica (a volte soltanto così così) è all’altezza delle idee (buone!).
Iniziamo dagli aspetti positivi. L’immagine di apertura post, riportante il concetto di Università, funziona veramente bene. Sicuramente dovrà fare a pugni per uscire dalla concorrenza di altre immagini simili sul tema Università, ma la composizione è corretta e il concetto che trasmette è chiaro.
Molto bene l’utilizzo del colore rosso per attrarre l’occhio (da prendere nota: è in assoluto il colore migliore per guidare l’attenzione dell’osservatore), bello il tema delle formule matematiche. Se si aggiunge un pizzico di fortuna necessaria nell’inviare questa immagine al momento giusto, ci sono tutti i presupposti affinché questa sia una fotografia microstock con grandi possibilità di vendita. Unico vero limite: l’eccesso di concorrenza.
Anche la fotografia dei kart che vedi qui a lato è molto interessante. Stefano ha realizzato una serie di immagini ispirate al mondo dei kart e lo ha fatto con una scelta stilistica precisa: quella di tenere volutamente soggetto e sfondo mossi per rafforzare la percezione di velocità alle immagini.
Si tratta di un qualcosa di diverso rispetto alla tecnica del panning, dove il fotografo segue con la macchina fotografica il soggetto che rimane a fuoco mentre lo sfondo risulta mosso. L’effetto ottenuto è più simile a quello che si ottiene con la tecnica dello zooming, dove s’inquadra il soggetto e si utilizza lo zoom della fotocamera per avvicinarsi otticamente a lui.
Non conosciamo la tecnica utilizzata da Stefano, ma la cosa interessante è che in un mondo microstock pieno di fotografie di kart questo tipo di immagini sono diverse dalle altre e rendono bene l’idea di velocità. Insomma: sono immagini che si distinguono dalle altre e ne consegue che le possibilità di vendita aumentano.
Qui però vediamo anche un primo limite delle immagini relative a questo portfolio. Quasi tutte le immagini di Stefano sono infatti poco luminose per essere proposte al mercato. Quanto sia eticamente e deontologicamente giusto accontentare il mercato non è tema di questa discussione: in questo caso noi siamo qui per vendere, e il mercato fotografico microstock gradisce immagini mediamente più chiare di quelle presenti nel portfolio.
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Occhio alla vignettatura e ai bianchi!
La vignettatura è un effetto che se utilizzato sull’immagine sbagliata rovina tutto. Un po’ come il sale sulla pietanza sbagliata.
Mentre è interessante l’utilizzo di una vignettatura su temi che vogliono avere una comunicazione dark, come la serie di fotografie ispirate a manette e pistola presenti nel portfolio di Stefano, su altri temi l’utilizzo della vignettatura si presta molto meno. E’ il caso della bussola che vediamo qui a fianco.
L’utilizzo della vignettatura (che in questo caso può anche risultare della scarsa illuminazione degli angoli superiori dell’immagine) è una buona cosa se fatto con giudizio, ma nella foto qui a fianco non è appropriato per due motivi. Il primo è che non c’è una coerenza con un concetto che si vuole comunicare. Il secondo è che non è necessario per attrarre l’occhio dell’osservatore al centro dell’immagine: c’è solo la bussola da guardare, l’occhio non deve essere guidato. Insomma: è un po’ come i cavoli a merenda.
Vedo nel portfolio di Stefano delle immagini con un problema piuttosto diffuso: quello dell’assenza di un bianco puro negli still life. Presentare immagini su sfondo bianco puro non è obbligatorio, ma nel momento in cui si propone una fotografia still life tanto vale farne una versione anche di questo tipo per consentire maggiore scelta al possibile acquirente.
Un piccolo acquisto importante è quello di un softbox. Se hai una certa dimestichezza con il bricolage lo puoi anche fare in casa, ma visto i costi contenuti vale la pena considerare un acquisto di un kit completo già pronto. Personalmente utilizzo questo modello.
Il tema dei bianchi che diventano grigi è presente anche nell’interessante immagine qui a fianco del doppio cartello stradale: schiarire di uno stop non avrebbe guastato.
Anche avvicinarsi maggiormente avrebbe aiutato: l’inquadratura non lascia sufficiente spazio per inserire testo (il copyspace) né a fianco dei cartelli, né sopra o sotto. Allo stesso tempo, il soggetto (i due cartelli) sono piccoli rispetto al totale della superficie della fotografia. Si tratta di una bella intuizione, bravo per il colpo d’occhio, magari migliorabile per quanto riguarda la scelta dell’inquadratura.
Se sei nel dubbio su come trattare i bianchi ed ottenere un bianco ottico ti consiglio il post Come ottenere uno sfondo bianco e il video Tutorial Lightroom di fotografia facile. Uno sfondo bianco puro.
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Conclusioni
Il portfolio di Stefano ha punti di forza e debolezza:
Punti di forza
- Buon occhio per i dettagli
- Scelte stilistiche originali (serie dei kart)
- Il giovine giovanotto che appare spesso nelle sue fotografie è un ottimo fotomodello!
Punti di debolezza
- Immagini sottoesposte
- Utilizzo della vignettatura quando non necessario
- Scelte compositive da migliorare
I punti di debolezza sono errori venali, facili da rimediare. Il potenziale c’è perché c’è il secondo elemento più importante per un fotografo microstock: l’occhio fotografico pronto a cogliere le esigenze del cliente.
Il primo elemento per avere successo nel microstock e quello della perseveranza. E questo non lo insegna nessuna scuola di fotografia.
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Veramente interessante la tecnica utilizzata per le foto dei kart, complimenti Stefano!
Per le key personalmente utilizzo il tool di Microstockgroup, Paolo dici che è meglio utilizzare quello di Yuri Arcurs?
Invece per la gestione delle key direttamente con Lightroom condivido pienamente ;)
Sui vari forum e/o community periodicamente si legge che alcuni non utilizzano Lightroom perchè non permette di ordinare le key! Ma ormai dovrebbe essere rimasta solo Fotolia a dare più importanza alle prime key… giusto?
Ciao Alfredo,
In effetti per le keyword anche io a volte uso il tool Microstockgroup come seconda scelta quando il sito di Arcurs non è raggiungibile. Per me si tratta di un’ottima alternativa.
A mia conoscenza, solo Fotolia ad oggi è rimasta legata all’ordine di inserimento delle keyword. Ma magari qualcuno mi può correggere.
Paolo
Grazie mille, farò tesoro dei tuoi consigli.
Stefano
Ciao Paolo.. sono stato a Roma a Pasqua e ho fatto parecchi scatti da mandare ai siti di stock… ho voluto replicare la tua foto del Pantheon (quella del buco attraverso il quale passa la luce) ma mi hanno rifiutato tutte le 11 foto con questa dicitura:
Property Release — A property release is required for this image; or the attached property release does not meet our requirements or is illegible.
.. non capisco cosa c’entra… è la foto del buco del Pantheon… !!!???
Mi sfugge qualcosa? ciuao e grazie ancora
Ciao Emanuele,
Guarda, anche io a volte rimango basito sull’arbitrarietà degli ispettori nel giudicare quando è o non è necessaria la property release su elementi di architettura. Dipende dall’ispettore, dall’agenzia, da cosa fotografi, da quanto ne fotografi… Io invierei nuovamente il tuo scatto con richiesta di inserimento in licenza editoriale anzichè commerciale (se l’agenzia cui lo hai inviato lo permette).
Non mollare!
Paolo
Io per le key uso direttamente il tool di Shutterstock. Sbaglio?
Stefano
Ciao,
La scelta del tool per le keyword è assolutamente personale, quindi non ci sono metodi migliori di altri. Io mi trovo bene con il tool di Arcurs, ma è una scelta del tutto personale. E’ importante scegliere quello che funziona PER TE.
Quindi vai sereno!
Paolo
Ciao a tutti e ciao Stefano.
Intato ti faccio un in bocca al lupo per la tua avventura da fotografo microstock. Non posso che trovarmi d’accordo con Paolo quando dice che la conoscenza della lingua anglosassone deve essere basilare e che basta aiutarsi con degli strumenti idonei.
Uno degli strumenti che io uso come pane quotidiano (vivo in un paese anglosassone e ne faccio uso per necessità non solo di microstock) e che vivamente consiglio è http://www.wordreference.com/it/ un dizionario italiano-inglese (in questo caso) e viceversa che è il mio compagno di microstock.
Sensa nulla togliere a google translator citato da Paolo ma che però, a dire la verità, spesso ho trovato impreciso nelle traduzioni (soprattutto di frasi di senso compiuto anche se brevi).
Inoltre, Stefano, ti invito a leggere (Paolo ne approfitto) una serie di articoli relativi al Keywording che magari possono tornarti utili http://www.non-photographer.com/category/argomenti/keywording/
Un saluto
Ivan
Mi aggancio al commento di Ivan perchè se c’è un bel blog online sulla fotografia microstock dobbiamo premiarlo passando parola con gli amici.
Ivan gestisce il blog http://www.non-photographer.com/ dove oltre a parlare di microstock, ha avuto la bella idea di raccontare i suoi viaggi fotografici dando spunti interessantissimi su cosa e dove fotografare. Merita di inserirlo tra i preferiti!
Paolo
ancora una cosa….
non so se avevi già trattato questo aspetto o avevi risposto a questo dubbio.
Le foto che carico sulle varie agenzie e i relativi guadagni, possono essere trasferiti in eredità? restano per sempre di mia proprietà e quindi dei miei figli?
Grazie ancora!
Stefano
Bella domanda! Ci stavo pensando anche io qualche tempo fa e ho fatto una ricerca online per trovare informazioni. Esiste decisamente poco sul merito e le idee sono molto confuse.
Sembra che a prescindere dal paese di appartenenza, la cosa più sicura sia trasferire legalmente il copyright delle immagini ad un successore mediante atto legale. Il tema pertanto non sembra risolvibile semplicemente con le agenzie microstock interessate, ma richiede un atto formale notarile.
Se qualcuno ha spunti di riflessione sul tema sono i benvenuti.
Paolo
Ciao Paolo,
ho preso la palla al balzo e ho girato la domanda direttamente ad uno dei diretti interessati Fotolia e se tanto mi da tanto, dovrebbe valere per tutti.
Riporto di seguito la loro risposta:
come riportato al paragrafo 15 del contratto ‘Termini e Condizioni di Utilizzo’: https://it.fotolia.com/Info/Agreements/TermsAndConditions
“…Questo Contratto entra in vigore nell’interesse di, ed è impegnativo per Lei Utente e Fotolia, così come i rispettivi successori ed aventi diritto. Nessun elemento in questo Contratto, esplicito o implicito, è destinato a conferire ad una persona fisica o giuridica, altra che questa e Fotolia, così come i rispettivi successori e aventi diritto, i diritti, le azioni in giustizia, gli obblighi o le responsabilità ai termini di o in ragione di questo Contratto. …”
Quindi i successori e gli aventi diritto, possono continuare ad utilizzare e gestire l’account.
Un saluto.
Stefano
Veloce e competente. BRAVO!
E grazie
Paolo