Questa settimana ci scrive Patrizio: ci chiede informazioni sulla pulizia del sensore della macchina fotografica e sollecita un impietoso giudizio sul suo portfolio di fotografia microstock.
Non ti preoccupare, Patrizio! La tua aspirazione al patimento sarà accontentata!
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La mail di Patrizio
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Ciao Paolo,
non amo molto scrivere, ma desiderio di complimentarmi con te, mi ha fatto insistere.
I tuoi articoli mi hanno aiutato a superare incertezza e tanti dubbi sul mondo del microstock.
Sono un fotografo amatoriale e autodidatta, con la passione crescente di chi ogni giorno si ritrova con lo stupore di una nuova scoperta.
Ho cominciato a inviare qualche fotografia su sxc (oggi freeimages), nel 2007 con una compatta Olympus.
Da SXC in poi la curiosità di capire il collegamento con il microstock e perché tanti fotografi professionisti pubblicassero gratuitamente il loro lavoro. Da allora dedico il mio tempo libero al microstock e in maniera più assidua da poco meno di un anno. La mia macchina fotografica è quella giusta?
Nel 2010 acquisto la mia prima reflex Nikon con un Kit D3000 con 18-55 e 55-200mm. Una scelta
casuale e il ricordo di un nome che in gioventù mi ha sempre affascinato. Oggi potrei ritrovarmi
con attrezzatura Canon (meglio?), continuerei a pensare che si tratta solo di un mezzo e che serve ben altro per diventare alla fine un buon “pilota”.
Ho rinnovato il Kit D3000 un anno fa e devo ringraziare mia moglie per avermi aiutato. Dato che aggiornamenti e sostituzioni sono stati fatti strada facendo ho continuato con Nikon. Ho due corpi: D800 e D7100. Le ottiche che utilizzo con più frequenza sono: 24-70mm, un micro da 60mm ed un 20mm f2.8.
Ho cominciato a curare la post produzione utilizzando quasi esclusivamente Lightroom e raramente Photoshop.
Purtroppo con l’acquisto della D800 sono arrivati anche tanti problemi. Enormi differenze nell’interpretazione dei RAW NEF da parte di Lightroom ed il software proprietario CaptureNX-D.
Con CaptureNX-D al momento nello sviluppo del RAW NEF riesco ad ottenere risultati nettamente migliori e in minor tempo. Non sono riuscito con Lightroom a avere la stessa presenza e qualità di Capture.
Mi mancano però la flessibilità e gli strumenti di Lightroom: catalogazione, filtri… OK. Tutto non si può avere.
Curo anche la pulizia del sensore.
Anche se sostituisco l’ottica con mille attenzioni, eppure sempre qualche granello di polvere va a finire sul sensore. In post produzione i software sono di grande aiuto per la rimozione delle macchie. Diventa complicato però se decido di registrare anche video. Al momento utilizzo un Kit Delkin per la pulizia e con grande pazienza ottengo discreti risultati. Molto utile DUST-AID.
Naturalmente ti scrivo per sottoporre il mio portfolio ad un tuo impietoso giudizio. Ogni critica costruttiva è per me motivo di miglioramento e partecipazione.
Saluti
Patrizio
http://www.dreamstime.com/osmar01_portfolio_pg1#res3115429
http://www.shutterstock.com/g/patriziomartorana?rid=2176121
https://secure.istockphoto.com/portfolio/patriziomartorana#1cb2aed1
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Due parole sulla pulizia del sensore della macchina fotografica
I granelli di polvere che si posizionano sul sensore e devono essere rimossi in postproduzione mi fanno impazzire. Quasi come chi butta la carta per terra in strada.
Per quanto si faccia attenzione a operare in un ambiente pulito e senza polvere (quando possibile), il momento in cui si smonta un obiettivo da una macchina reflex è veramente delicato. Avere delle particelle di pulviscolo che entrano nella macchina fotografica e si depositano sul sensore vuole dire buttare via ore di postproduzione su Photoshop o Lightroom con lo spot removal tool. Per chi mastica di Inglese segnalo un utile articolo sul tema che ho trovato online: How to remove sensor dust with Lightroom
E allora come procedere con la pulizia del sensore della macchina fotografica? Un centro specializzato?
Sono un felice possessore di una Canon 5D MKII e mi sono veramente stufato di spendere 50 euro (in alcuni centri 60) per avere una pulizia del sensore della macchina fotografica che non mi sembra richieda una tecnologia elevatissima. A meno che non ci sia del fango sul sensore, la rimozioni di granelli di polvere può essere fatta con una certa facilità anche da personale non specializzato.
Sono anche contro interventi troppo aggressivi sul sensore stesso, in particolare non mi piace l’idea di toccarlo con liquidi di pulizia. Ho fatto tanti sacrifici per acquistare la mia macchina fotografica e ne sto facendo altri per aggiornare il mio corredo fotografico: non ho voglia di buttare via soldi rischiando di rovinare la superficie del sensore.
Quindi soluzione impossibile? Ho valutato diverse possibilità e alla fine ho acquistato il Visible Dust Arctic Butterfly. Si tratta di un pennello dedicato specificatamente alla pulizia dei sensore della macchina fotografica. La punta del pennello è caricata elettrostaticamente mediante un motorino interno che fa girare la testina con il pennello per la pulizia. Questo permette di spazzolare il sensore e di fare attaccare, grazie la carica elettrostatica, i granelli di polvere al pennello.
Si tratta di un prodotto con cui mi sono trovato veramente bene: peccato per il prezzo. A seconda del modello cambia il costo, ma è difficile trovarne uno sotto i 130 euro. Bisogna anche tenere conto che in precedenza facevo fare la pulizia del sensore della macchina fotografica presso centri autorizzati Canon a 50 euro per singola pulizia, due volte l’anno. Se faccio due conti, mi sono ripagato il pennello già diverse volte.
Giudizio finale: per me il migliore prodotto della categoria sul mercato, ma il prezzo è caro. Se hai voglia di fare un investimento, nel lungo periodo ti fa risparmiare.
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Il portfolio di Patrizio
Il portfolio di Patrizio ha diversi punti di forza e alcune aree di possibile miglioramento. Sicuramente tra i punti di forza c’è la possibilità di utilizzare come modello il giovanotto che vedi nella fotografia di apertura post: ha quel giusto viso da furbetto che non solo è interessante come soggetto, ma invita a utilizzare quel tipo di immagine per una serie di situazioni molto varie e flessibili.
Bella l’idea dell’immagine che vedi qui a fianco, con il ragazzo che regge il cartellone bianco. Qualche spunto di miglioramento:
- Perché solo in calzini? Magari proviamo anche con un paio di scarpe?
- Il braccio desto del soggetto rischia di sembrare tagliato i postproduzione: bisogna sistemare meglio la felpa.
- Le mani sono messe ad artiglio: può funzionare, ma forse una posa più naturale avrebbe aiutato.
Detto questo, rimane una bella immagine, una bell’idea, un bel soggetto: sono immagini da cui bisogna spremere tutto quello che si può per migliorarle in quanto hanno un grande potenziale di vendita.
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Un po’ meno bene andiamo su altre immagini. In particolare ci sono alcune fotografie di Patrizio che tendono a seguire degli stereotipi non più attuali. L’immagine della modella nel campo di papaveri che vedi qui a lato poteva forse funzionare all’inizio dell’era del microstock, nei primi anni 2000. Oggi il mercato è così saturo di donne (non capisco perché, ma soprattutto donne) che aprono le braccia in campi di fiori che diventa veramente difficile riuscire a distinguersi.
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Più in generale, è difficile proporre qualcosa di nuovo che riguardi persone che camminano in un campo. L’immagine che vedi qui a fianco non è di Patrizio (grazie al Cielo), ma come vedi a volte la necessità di proporre temi triti e ritriti ti obbliga il fotografo a trovare soluzioni che non funzionano. La prima cosa che ho pensato quando ho visto questa fotografia è: ma questi stanno andando a un suicidio di massa!
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Piccolo suggerimento sulla fotografia food tratto dal portfolio di Patrizio: bisogna cambiare le inquadrature. Quasi tutte le immagini di cibo realizzate da Patrizio sono state scattate dall’angolo che vedi qui a fianco.
Una volta che facciamo la fatica di reperire e preparare del cibo, facciamo l’allestimento del set e inseriamo i giusti complementi di arredo, dobbiamo sviluppare tutto il potenziale possibile dal nostro set fotografico. Quindi non bisogna avere paura di scattare, scattare, scattare. In particolare ricordiamoci di inquadrare sia dal punto di vista di chi si sta preparando a gustare il piatto (come fa Patrizio nelle sua immagini), sia dall’alto, sia dal livello del tavolo, magari appoggiando la fotocamera e concentrandoci su un dettaglio. Insomma: spremiamo il massimo dal nostro set fotografico!
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Conclusioni
Abbiamo visto alcuni esempi di immagini tratte dal portfolio di Patrizio. Sicuramente la disponibilità di un buon modello (fanciullo in apertura post) può dare una bella spinta alle vendita. E’ evidente che non si può puntare tutto su questo fattore e pertanto diventa importante correggere qua e la tecnica fotografica e la composizione. La sfida di Patrizio sarà soprattutto riuscire a inserire idee nuove nel portfolio, cercando di proporre fotografie che non vadano a concorrere in nicchie già sature.
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Ciao a tutti.
Anche io mi sono più volte chiesto quale potesse essere la soluzione migliore per pulire il sensore della fotocamera senza ogni volta dover spendere una fortuna.
Soprattutto durante i viaggi fotografici, trovandomi all’aperto, quando ho la necessità di cambiare ottica, raramente (o forse è meglio dire mai), ho avuto la possibilità di poter eseguire questa azione in un ambiente privo di polvere.
In post produzione ho dovuto anche io spendere tanto, molto, forse troppo tempo, a rimuovere le macchie. Ho provato da me a pulire il sensore (nonostante il timore di provocare danni) con un pennello piccolo da pittura a setole sottili. Funzionare ha fuzionato, ma la soluzione utilizzata da Paolo, nonostante il costo, mi sembra proprio la migliore.
A Patrizio dedico un in bocca al lupo per la sua attività.
Saluti
Ivan
A proposito della pulizia del sensore segnalo, per chi non lo conoscesse già e per chi ha un po’ di manualità, questo interessante articolo di come auto-realizzarsi delle spatole per la pulizia del sensore e fare tutto da soli utilizzando del tessutto pecpad e del liquido eclipse…
Ciao
http://puliziaccd.altervista.org/contenuti/pulire_ccd.html
Grazie per la dritta riguardo alla pulizia del sensore! Non conoscevo quel pennellino.. ;)
Se però la polvere si è posata su un sensore anche minimamente umido (può accadere anche per semplici fenomeni di microcondensa) mi pare di aver capito che diventa difficile toglierla con il pennellino.
La prima polvere che mi hanno tolto dalla mia macchina (la portai in un centro assistenza) provarono a toglierla proprio con il pennellino ma il lavoro non venne un gran chè; più che togliere la polvere la spostarono di qualche pixel, di sciuro mi tolsero 25 euro!
Allora andai ad un centro “ufficiale” Canon che oltre alla polvere mi tolse altre 50 euro per aver utilizzato le bacchette imbevute.
Oggi faccio da solo le pulizie di casa…
ciao,
Francesco.
Ciao a tutti,
voglio ringraziare Paolo per l’articolo e per i consigli. Mi devo scusare per la mia risposta tardiva, ma sono rientrato proprio questi giorni da un “viaggio” fotografico.
La pulizia del sensore è un momento delicato nella vita fotografica. Questa è la mi esperienza e premetto che ho sempre utilizzato il metodo “Fai da Te”. I giorni scorsi mi sono ritrovato a cambiare le ottiche in pieno deserto e di notte!!!
Pur adottando tutte le attenzioni necessarie, al cambio delle ottiche, qualche pulviscolo finisce prima o poi sul sensore. Mi sembra doveroso lo scambio di esperienze.
Pulisco preventivamente esternamente il corpo della macchina in un ambiente pulito. Prima fase di pulizia con la pompa Giottos. Ad ogni tentativo effettuo una verifica. Se non risolvo, utilizzo il kit di pulizia Delkin, composto da spattoline e liquido. Anche se questo sistema non sempre da i risultati sperati. Bisogna agire sempre con estrema cautela per non lasciare aloni indesiderati. I residui persistenti riesco a rimuoverli con DUST-AID Platinum. Mi sembra interessante e mi piacerebbe provare il sistema Visible Dust Arctic Butterfly. La speranza è sempre quella di vedere il sensore pulito in pochi minuti…