Nel precedente post abbiamo provato a dare una risposta alla domanda più frequente che ricevo su questo blog: Quanto tempo ci vuole per riuscire a vivere di fotografia microstock? (se hai perso l’articolo, qui trovi la Prima puntata). La risposta, in estrema sintesi, è circa tre anni. Vediamo oggi il rovescio della medaglia, ovvero perché tre anni sono sufficienti per ottenere risultati di una certa consistenza.
Perché soltanto tre anni per vivere di fotografia microstock?
Questa domanda è quella di chi ha più esperienza, di chi ha già superato la fase dell’illusione del guadagno facile mediante la fotografia microstock e ha una posizione più realista, ma anche a mio parere pessimista.
Descriviamo alcune caratteristiche della maggioranza dei lettori di questo blog.
Il lettore tipico di Fotoguadagnare.com:
- E’ fotografo microstock part-time. Utilizza i ritagli di tempo per la sua attività di fotografo microstock, apprezzando la flessibilità di orari che quest’attività permette. In genere lavora alle proprie fotografie alla sera, nei weekend e durante le ferie, facendo i salti mortali tra impegni lavorativi, famigliari e quel minimo di riposo che è doveroso per tutti gli esseri umani.
- Non si propone di diventare milionario a breve perché è ha abbastanza sale in zucca da non credere alle formule diventa ricco subito con Internet facendo quasi niente, ma non disdegna di valutare l’opzione di diventare fotografo microstock a tempo pieno in un futuro se la cosa prendesse il volo oppure le circostanze della vita lo costringessero (anche come piano d’emergenza in caso di licenziamento dal suo lavoro principale). La sua principale motivazione sta più nella soddisfazione di vendere una propria fotografia che nella dimensione del guadagno.
- Almeno in una prima fase, vuole pagarsi qualche sfizio fotografico senza sentirsi in colpa. Magari un obiettivo nuovo e un cavalletto decente. Solo in un secondo momento i 1.000 euro di guadagno mensile diventano un obiettivo simbolico da raggiungere. Simbolico, ma mica tanto: ti ci paghi mutuo, bollette e borse della spesa con quei 1.000 euro!
Stante queste premesse, e dando per scontato la serietà e la voglia di rimboccarsi le maniche, ritengo che l’obiettivo di toccare i 1.000 euro mensili netti sia ragionevolmente raggiungibile in un triennio di impegno serio anche se solo part-time. Se poi questo significhi poterci vivere dipende da molte altre variabili: il proprio tenore di vita, la situazione famigliare, il paese in cui si vive, i costi fissi dell’attività di fotografo… però c’è anche tanta gente che si fa un mazzo così dieci ore al giorno tutta la settimana, magari weekend inclusi, per guadagnare la stessa cifra e comunque ci vive. Quindi, per me 1.000 euro al mese per l’attività di fotografo microstock sono più che dignitosi.
E’ probabile che la mia affermazione in merito ai tre anni necessari per raggiungere l’obiettivo dei 1.000 euro faccia storcere il naso a più di un fotografo navigato, perché è opinione comune che ormai il mercato sia maturo, gli archivi fotografici online delle agenzie siano pieni di immagini e le possibilità di successo ridotte al minimo, specie se comparate agli anni passati.
Ma sapete una cosa? Io quest’età dell’oro del microstock, dove inviavi qualsiasi immagine e questa veniva accettata dagli ispettori, non l’ho mai vista. E non so se sia mai esistita. Forse sarà stato vero per chi c’era agli albori di questo business, nel 2001 con iStockphoto, ma dire che oggi è peggio di ieri per me è un’affermazione che non ha un fondamento provato dai numeri.
Ho iniziato a interessarmi di microstock nel 2008 (e già allora si diceva che il microstock era in crisi!), ma in verità mi sono veramente rimboccato le maniche dal 2010. In precedenza inviavo fotografie a poche agenzie, scelte quasi a caso, quando potevo e di cosa volevo. La parte più professionale del mio approccio alla fotografia microstock ha impiegato un po’ a uscire fuori e solo dal 2010 ho incominciato ad inviare quantitativi costanti e considerevoli di fotografie (tra le 25 e 30 immagini a settimana) alle agenzie online. Non so se 30 immagini a settimana possano sembrare a qualcuno tante o poche, ma posso assicurare che se lo fai come mestiere part-time sono tante.
Tutto questo per dire che sono un fotografo microstock arrivato relativamente da poco, non ho un talento fotografico particolare, forse ho un po’ più di metodo e volontà di altri, ma vi assicuro che i risultati di cui sopra e nel tempo che ci siamo dati (tre anni) sono assolutamente raggiungibili da tutti. Non è un percorso in discesa, ma progressivamente diventa meno difficile. E questo grazie all’effetto volano che andiamo a vedere ora.
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L’effetto volano sulle vendite fotografiche
La prima fotografia venduta è entusiasmante. Saranno probabilmente 20 o 25 centesimi, ma è entusiasmante. Dopo un po’ di mesi arriva lo sconforto perché ti rendi conto che c’è una sproporzione tra l’impegno che ci stai mettend0 (tanto) e i risultati economici conseguiti (modesti). Se sei a questo punto del tuo percorso, sappi che vendere fotografie online diventa più facile con il passare del tempo e con la crescita del tuo portfolio fotografico. Questo per tre motivi.
- Alcune agenzie premiano chi ha venduto di più. Esempio: Shutterstock. La commissione base è di 25 centesimi di dollaro, per poi salire progressivamente fino ai 38 centesimi quando passi i 10.000 dollari di vendite totali con quest’agenzia.
- Alcune agenzie premiano le fotografie che hanno venduto di più. Esempio: Fotolia. Questo è un’arma a doppio taglio: una tua fotografia che ha venduto molto ti farà guadagnare di più quando acquistata, ma sarà venduta meno.
- Alcune agenzie premiano la dimensione del tuo portfolio. Esempio: Ivantaggi. Più immagini hai in portfolio, più favorevoli sono le commissioni che ti saranno riconosciute.
In generale, possiamo dire che più cresci come fotografo e fai crescere il tuo portfolio fotografico, più vendi, più è facile guadagnare. E’ un meccanismo a forte inerzia, un volano gigantesco, ma una volta azionato il più è fatto. Il segreto sta nel continuare ad alimentare questo meccanismo ricordandosi la fatica fatta per metterlo in moto. Sto dicendo che puoi vivere di rendita e smettere di inviare immagini nuove alle agenzie? No. Sto dicendo che dal secondo/terzo anno le cose diventano più semplici e si fa meno fatica? Assolutamente sì.
E con questo chiudo la mia riflessione che, essendo basata prevalentemente su mia esperienza personale, lascia spazio a tutti i vostri commenti per confrontarci anche animatamente.
Mischiamo le idee, dai!
Paolo
Ciao Paolo, io mi rivedo nel profilo numero 2. Quando ho venduto la mia prima foto aveva gli occhi pieni di gloria, la seconda l’ho venduta il mese dopo e così per alcun mesi, dato che il mio portfolio ero piccolo piccolo. Oggi Vendo quasi un pelino di più, il mio portfolio è raddoppiato, ma non basta. Più impegno ci metto e più so che i miei guadagni aumenteranno. Io preferisco questa formula. Mi sono fissata degli obiettivi e spero di conseguirli nel tempi giusti (giusti per chi? per me) Il lavoro di microstock è soggettivo quindi riflettiamo sempre su ciò che facciamo (o no facciamo) prima di lamentarci degli scarsi guadagni!
Buon lavoro a tutti
Agata
Ciao Paolo e ciao a tutti coloro che seguono questo blog. In pratica mi hai letto nel pensiero. Io da quando ho iniziato questa attività part-time, ma alla quale potrei dedicare ore ed ore ed ore durante la mia giornata in quanto davvero mi piace e mi entusiasma, non ho mai pensato di diventare ricco grazie al microstock.
Ma come giustamente diceva Paolo, io a 1.000 euro al mese (mi auguro di arrivarci anche io un giorno) non ci sputo affatto. Anzi, tutta’altro.
Per me la cosa davvero importante è avere la scusa per girovagare. Non è necessario andare lontano per scattare una foto che possa essere venduta dalle agenzie. Magari abbiamo dei soggetto proprio sotto i nostri occhi che potrebbero essere fotografati e venduti (la mia è solo una ipotesi, ma una ipotesi realistica).
Il microstock non lo vedo tanto come un lavoro, ma come una passione che potrebbe farmi guadagnare qualche soldo, pochi o tanti che siano. Non finirò di scattare, anzi sto pensando di fare un investimento e acquistare un’altra reflex, dopo aver venduto la mia.
Ne approfitto per lasciare i miei link ai portfolio presso le agenzie in cui sono registrato (Paolo se non è possibile cancellali pure) e magari potreste darmi dei consigli o delle critiche crostruttive.
http://www.fotolia.com/p/204715388
http://www.dreamstime.com/ivanguart_info
http://www.istockphoto.com/search/portfolio/11551516#1a757d39
Ciao IvanguArt Pictures,
ho visto il tuo portfolio, mi sembrano dei buoni lavori.
Forse ritaglierei un po’ di più le foto x dar maggior risalto ai soggetti.
Anch’io ho iniziato x gioco e presto mi sono accorto che se non miglioravo i miei scatti, le agenzie avrebbero continuato a rifiutarli.
Così un po’ alla volta sono riuscito a migliore un po’ la mia tecnica ed incrementare portafoglio e di conseguenza i guadagni.
Confermo inoltre tutto quello detto da Paolo.
Soprattutto con Shutterstock mi sembra ci sia una relazione tra vendite e file inviati.
Se hai un flusso continuo di dati allora avrai più possibilità di vendita (è la mia impressione).
Ti invito anche a provare altri microstock: Veer e Bigstock mi stanno dando discrete soddisfazioni. I primi rimangono però SH e Fotolia.
Buon lavoro.
Ciao Federico,
grazie per aver consultato il mio portfolio (ancora alquanto scarno, ma pur sempre in crescita). Proprio ieri mi hanno approvato altre foto.
Grazie anche del consiglio. Farò più attenzione nei ritagli. Io cerco sempre di evitare i tagli, ma talvolta mi rendo conto che un soggetto, in effetti, ritagliato in un certo modo risalta.
Fino ad ora (ho iniziato col microstock a fine marzo 2014) le agenzie non mi hanno scartato molte immagini. Certo non ho una percentuale di approvazione del 100%, ma è intorno al 62% (che non è poi così male, almeno da principiante).
Difficoltà ho avuto invece ad entrare su Shutterstock. Spero la prossima volta (la terza), sia la volta buona.
Domani che ho il giorno libero al lavoro, si va per strada a scattare qualche foto da aggiungere.
Grazie per i consigli anche su Veer e Bigstock, due agenzie che non conoscevo affatto. Inizierò con gli upload anche lì.
Buon lavoro anche a te.
CIao, volevo un’informazione di carattere fiscale.
Ammettiamo che nessuno faccia questo lavoro per professione ma che sia un lavoro secondario.
Mettiamo che siamo anche dipendenti di qualche azienda.
Se i guadagni raggiungessere gli sperati 1000 Euro al mese, come si possono mettere nel 730?
In pratica se si denunciano 12000 Euro in un anno non si dovrebbe aprirsi la partita iva?
Infine è giusto compilare nei vari siti il modulo che permette di non pagare le Tasse massime negli USA quando si lavora per più agenzie microstock statunitensi?
Grazie,
Ciao Vincenzo,
Il tema fiscale/partita non è stato volutamente trattato perchè non essendo io un fiscalista non mi permetto di dare consigli in merito (se non quello di sentire un commercialista bravo). Posso però confermarti che per chi ha la possibilità di fare il 730 c’è una voce apposita in cui inserire gli “altri redditi”.
Per quanto riguarda i Tax Form il consiglio e di compilarli assolutamente: se così non fosse non è che non paghi le tasse negli Stati Uniti, le paghi comunque ma con aliquota di trattenuta massima!
Paolo