Nella stragrande maggioranza dei casi, chi legge questo blog non ha intenzione di diventare fotografo professionista. Almeno non a breve. Probabilmente tu che stai leggendo sei uno studente, oppure una mamma che affianca questa attività alla cura della famiglia, oppure un professionista con la passione per la fotografia che sfrutta i suoi viaggi di lavoro per scattare e poi utilizzare le proprie immagine da vendere sulle agenzie stock e microstock. Abbiamo anche un lettore recentemente pensionato con il doppio hobby per i lavori su legno mediante tornio e per la fotografia. In qualsiasi caso, diventare fotografo professionista è una possibile opzione futura ma non è una tua urgenza. E ti dirò di più: non c’è nessun motivo per il quale dovrebbe esserlo.
La mia storia fotografica
Ho un lavoro full-time da impiegato in una grande multinazionale italiana. Durante l’anno viaggio molto e preparo le mie immagini prevalentemente durante i viaggi oppure, se sono in Italia, dopo cena mentre la mia compagna pazientemente e con tanta cura fa le faccende domestiche. E’ una visione un po’ sessista del mestiere di fotografo? In verità no. Entrambi concordiamo che la fotografia aiuta a pagarci il mutuo della casa e ci dividiamo i compiti piacevolmente e chiacchierando nel mentre. Ok, abbiamo differenze di vedute sull’educazione del gatto (ciao micio Kiwi!), ma stiamo mediando.
Vi racconto questo spaccato famigliare perché fino a qualche tempo fa ero convinto che il mio mestiere full-time mi avrebbe impedito il grande salto nel mondo della fotografia professionale. In realtà gli addendi dell’operazione andrebbero invertiti: io non mi occupo di fotografia nonostante il mio impiego a tempo pieno, ma grazie al mio impiego a tempo pieno. E’ proprio grazie alla serenità di uno stipendio fisso a fine mese che ho potuto permettermi gli investimenti necessari per arrivare a vendere online con soddisfazioni economiche le mie immagini. Il mio lavoro principale non è stato il limite, è stato la base economica solida e la serenità mentale che mi ha permesso di fare la mia strada. Per questo motivo sconsiglio a tutti di mollare dall’oggi al domani un mestiere per lanciarsi nella fotografia stock o microstock. La strategia migliore è quella dei piccoli passi, costruendosi nel tempo portfolio e esperienza. Diventare fotografo professionista sarà quindi una piacevole conseguenza più che una necessità urgente.
Esiste un’unica eccezione, che è quella di chi ha recentemente perso un lavoro da dipendente. Perché capita anche questo e siete in diversi. E allora la fotografia può diventare l’inizio di un riscatto sia lavorativo, sia personale. Ma questa è un’altra storia e andrà raccontata un’altra volta. Oggi parliamo di chi sceglie di non essere un professionista.
Cosa vuole dire diventare fotografo professionista?
Vuole dire che con il ricavato della tua fotografia devi poter vivere. Bisogna avere il buonsenso di guardare le cose come stanno: se con la tua fotografia paghi mutuo, bollette, vestiti e mangiare allora possiamo valutare la scelta di passare al professionismo fotografico. Non basta sapere fare belle fotografie per potersi definire professionisti. Questo è meno del 50% del lavoro: capacità come l’analisi del mercato, l’analisi dei canali di marketing ma anche il sapere come e dove vendere il proprio prodotto sono anche più importanti.
I vantaggi di NON diventare fotografo professionista
1) Flessibilità di tempo. Permette di non abbandonare un lavoro a tempo pieno e di integrare l’attività di fotografo con quella un lavoro part-time o full-time.
2) Flessibilità di spazio. Si può lavorare sulle fotografie ovunque, purché ci sia una connessione Internet.
3) Investimento iniziale molto contenuto. Assenza di mutui per apertura attività o contrazione debiti. Abbattimento del livello di rischio.
4) Non c’è necessità di avere dipendenti. Abbattimento costi e livello di rischio.
5) Non c’è magazzino perché non c’è prodotto fisico.
6) Le principali necessità sono il reperimento di informazioni sul come fare (a scattare buone fotografie, a farsi accettare dalle agenzie…) e a una buona passione per la fotografia e per l’imprenditorialità.
7) Ti permette di migliorare non solo come fotografo ma anche come imprenditore.
Premesso che definiamo come professionista chi ha le capacità per guadagnare abbastanza con la propria fotografia da poter vivere di questo mestiere (e, ripeto, essere un bravo fotografo non basta), nel prossimo post esamineremo alcune delle caratteristiche dei fotografi professionisti utili anche a chi sceglie di affrontare la sfida del vendere fotografie online non facendone un lavoro esclusivo.
Mi piacerebbe leggere le vostre storie. Anche voi, come chi vi scrive, si barcamena tra impegni familiari, lavori più o meno precari e fotografia?
A presto
Paolo
Anche io ho un lavoro “fisso” come libero professionista in ben altro settore, oltre ad altri impegni con un paio di associazioni, ma sono riuscito a trovare un po’ di tempo da dedicare a questa attività.
E’ da pochi mesi che ho iniziato perciò di risultati per ora sono quasi a zero ma ho capito, grazie agli articoli di Paolo, che non bisogna aver furia e pertanto continuo, piano piano, ad aumentare il portfolio oltre ad iscrivermi su nuove agenzie di microstock.
Ho imparato anche a “sfruttare” le occasioni che il lavoro principale mi da riuscendo a fare scatti in contesto lavorativo che prima non riuscivo a vedere.
Tra un annetto o più tirerò le somme intanto continuo ad approfondire le varie tecniche di fotografia nella speranza di migliorare anche la qualità.
Ciao Alfredo,
Grazie per averci raccontato la tua storia. Allora ci diamo un appuntamento tra un annetto (ma anche prima, magari): tireremo le somme di cosa ha funzionato e cosa no. In qualsiasi caso, a almeno ci avrai provato!
Paolo
Ottime osservazioni come sempre..
Nel frattempo ti segnalo che anche Alamy, dopo Getty Images, è entrata nel mondo della vendita online attraverso dispositivi mobili:
http://www.fabionodariphoto.com/wrp/alamy-stockimo-app/
Tu che ne pensi?
Ciao Fabio,
Penso che siccome non mi è ancora chiaro come i dispositivi mobili impatteranno sul mercato fotografico (e secondo me nessuno lo sa veramente ma si va un po’ a stima) mi tengo aperte tutte le possibilità. Nel dubbio, per i miei prossimi quarant’anni ho sollecitato velatamente che mi piacerebbe ricevere come regalo un iPad. Rimando pertanto un giudizio a quando avrò esperienza e titolo a parlare. Nel frattempo, bell’articolo!
Paolo
Voi, che state leggendo questo post, sempre fatti i backup eh? No, stasera è tardissimo faccio la prossima volta, insomma che sarà mai … Devo alzarmi fra meno di 5 ore.
Eccolo, uno che anche se da amatore una sola volta in 10 anni non consegna le foto di una partita tra amici perchè il disco fisso è partito, eccolo uno finito! “Vai a fotografare i panni stesi ad asciugare, va, va via, sparisci e … VERGOGNATI!”
Puoi sperare che cambiando nickname e settore tu riesca fare ancora qualcosa, ma il paese è piccolo e la gente mormora …
Franklin,
Ho preso nota dello spunto di riflessione. Magari ci dedichiamo un articolo al tema backup, anche se penso che il vero problema più che la tecnica sia la pigrizia (e io sono il primo della lista).
Paolo
Ciao Paolo,
grazie per tutti gli articoli che hai scritto, sono molto chiari e utili!
ho una domanda relativa alla dichiarazione delle tasse. Non sono un fotografo professionista e quindi non ho partita iva. Nel caso qualche agenzia di microstock accettasse le mie foto e quindi successivamente iniziassi ad avere le prime vendite, come dichiaro le entrate al fisco? Come prestazione occasionale? Come fate voi?
grazie mille!
Ciao Michele,
Non essendo un fiscalista non ho le competenze per entrare sugli aspetti tecnici delle diverse casistiche . Posso dirti che io (lavoratore dipendente) inserisco i guadagni da microstock nel 730 alla voce “altri redditi”. Dovresti trovare la voce nel Quadro D.
A presto!