Ok, ok… Buttarsi da 70 metri con un elastico legato alla caviglia è più spericolato che scattare una fotografia in condizioni di poca luminosità. Ma anche riuscire a ricavare un’immagine decente da condizioni di luce estreme ci da le nostre piccole soddisfazioni come fotografi, visto che alla fine siamo dei piccoli maniaci di queste cose.
Concludiamo con questo terzo post una serie di uscite dedicate a come fotografare in condizioni di poca luminosità. Se hai perso i post precedenti puoi trovarli qui: Fotografare con poca luce – come ridurre il micromosso.
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Il treppiede fotografico da cintura. Perché?
Quando ci ritroviamo a scattare in condizioni di poca luminosità inevitabilmente abbiamo necessità di allungare i tempi di esposizione. Magari abbiamo già alzato gli ISO al massimo (oppure non vogliamo farlo perché le nostre fotografie sono destinate al mercato fotografico e vogliamo ridurre il rumore digitale), abbiamo aperto il diaframma al massimo e non possiamo o non vogliamo utilizzare il flash. Esaurite tutte le altre soluzioni per catturare il massimo della luce disponibile, non ci rimane altro che allungare i tempi di esposizione, cosa che introduce il tema del micromosso anche per il fotografo con la mano più ferma.
Nel post precedente abbiamo visto che ci sono impugnature fotografiche più o meno stabili che ci possono aiutare, ma nessuna di queste fa miracoli. Neanche il treppiede da cintura di cui parliamo in questo articolo può fare miracoli, ma di una cosa siamo sicuri: è un metodo efficace per spremere la massima nitidezza possibile dalla nostra immagine scattata in condizioni di luce scarsa.
Dando per scontato che le alternative (utilizzo del flash, appoggiare la macchina fotografica a terra, appoggiare la spalla al muro…) non siano praticabili per ragioni legate alla situazione di scatto andiamo quindi a cercarci una soluzione artigianale e insolita per risolvere il problema.
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Il treppiede fotografico da cintura. Invenzione geniale!
Mi piacerebbe tanto poter dire che il treppiede fotografico da cintura è una mia invenzione. Anche perché c’è il rischio di essere guardati come dei marziani mentre lo si utilizza, cosa che non disprezzo mai data la mia propensione a mettermi in ridicolo.
Ma non sarebbe vero: la paternità dell’invenzione non è mia. E, girando su Internet, mi pinzeresti subito e scopriresti che, seppur in qualche raro e remoto sito, qua e la se ne è parlato.
L’antenato del treppiede da cintura è lo String Tripod.
In estrema sintesi, nello String Tripod si utilizza un cordino legando a un’estremità la fotocamera e all’altro capo un qualsiasi oggetto da tenere sotto un piede. Prendendo la fotocamera in mano e facendo una trazione verso l’alto (l’altro estremo del cordino è tenuto schiacciato dal piede) si ottiene un’azione di stabilizzazione della fotocamera.
Naturalmente ho fatto anche questo esperimento, il cui risultato riassumo in due punti.
- L’azione di stabilizzazione (se c’è) è abbastanza limitata. Questo perché l’oscillazione verticale della fotocamera è limitata dalla tensione verso l’alto del cordino, ma quella orizzontale no.
- E’ abbastanza scomodo.
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Realizza il tuo treppiede da cintura e bullati con i tuoi amici fotografi!
Il treppiede fotografico da cintura ha diversi vantaggi.
- Maggiore azione stabilizzante rispetto allo String Tripod
- Più discreto dello String Tripod (non devi tenere fermo con il piede nulla, se poi utilizzi per la realizzazione fili da pesca al posto di un cordino ancora meglio)
- Personalmente l’ho trovato più comodo per fotografare in aree museali
- Tecnicamente non c’è appoggio a terra se non con i propri piedi. Questo vuole dire che se all’interno di un museo è proibito fotografare con il treppiede e magari con lo String Tripod potresti trovare il preposto alla sorveglianza che ti guarda di storto, anche il guardiano più solerte al proprio dovere non saprebbe cosa contestarti visto che con il treppiede da cintura ti appoggi solo sui tuoi piedi.
- Ma, soprattutto, vuoi mettere bullarti di fronte ai tuoi amici fotografi per la tua nuova trovata geniale che sicuramente loro non hanno nel loro magazzino di gadget fotografici? Il 50% di loro penserà che è una cretinata, l’altro 50% che è un’idea geniale, comunque tu sarai al centro dell’attenzione per tutta la serata!
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Cosa ti serve
- Due moschettoni che siano comodi da agganciare ai passanti della cintura (costo: 3,50 euro l’uno al primo Brico Center)
- Cordino o, meglio ancora, filo da pesca robusto (recuperato in garage: va benissimo)
- Piastra in metallo rettangolare, dimensioni 15 x 3 cm (circa) con spessore di 2 mm (circa) Personalmente l’ho recuperata da materiale di scarto. Ti serve anche un trapano per forarla in tre punti lungo la linea di simmetria orizzontale lato lungo.
- Vite da ¼ di pollice con passo 20 filetti per pollice. Tranquilli tutti! Si tratta della vite che entra nel buco sotto la macchina fotografica, quello in cui si inserisce il cavalletto. La si trova in ferramenta oppure (come ho fatto io) avevo un vecchio treppiede scassato a cui ho tolto la vite.
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Come si realizza
- Tagliare il filo da pesca (o cordino) in due pezzi lunghi dalla tua cintura all’altezza degli occhi. E’ probabile che questa lunghezza non sarà quella definitiva, che troverai dopo qualche tuo personale esperimento, pertanto lascia quel qualcosa in più di lunghezza.
- Forare la piastra in metallo in tre punti sulla linea di simmetria: in centro (diametro sufficiente a fare passare la vite), mezzo centimetro dal lato corto destro e da quello corto sinistro (diametro sufficiente a fare passare il filo da pesca).
- Filo da pesca: legare un’estremità al moschettone e l’altra al foro piccolo della piastra in metallo. Ripetere per il secondo filo.
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Come si utilizza
- Fissare la piastra alla macchina fotografica mediante la vite.
- Agganciare i moschettoni ai passanti della cintura.
- Per scattare: appoggiare i gomiti alla cassa toracica e compiere una trazione verso l’alto, tendendo bene i fili. Appoggiare il mirino della macchina fotografica al viso. Scattare.
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Conclusioni
Come vedi si tratta di un progetto semplice, con costi quasi nulli e che (nella mia personale esperienza) ha dato risultati concreti nel miglioramento della nitidezza delle immagini in condizioni di scarsa luminosità e tempi di esposizioni lunghi. Sono riuscito ad ottenere immagini nitide con una Canon 5D MKII con stabilizzatore dell’obiettivo attivato arrivando fino mezzo secondo di esposizione scattando a mano libera, cosa che reputo un piccolo miracolo.
A me piacerebbe che tu non mi credessi. Vorrei che tu provassi di persona e ci raccontassi i tuoi risultati fotografici, oppure che trovassi tu stesso un modo differente e migliore per arrivare alla soluzione del problema dello scatto con tempi lunghi ma senza utilizzo del flash o del treppiede tradizionale.
In ogni caso, è tanto divertente giocare a fare i piccoli inventori!
Paolo
Questo trucchetto è geniale. Domani o al massimo dopodomani provo a farmelo anche io.
Grazie Paolo.
(P.S. grazie anche per avermi spinto a provare nel microstock , dopo essere entrato su shutterstock i risultati si cominciano a vedere in modo tangibile).
Grazie a te Franco per provarci! Fammi sapere il risultato: magari riesci anche a migliorare il progetto originale (me lo auguro!).
Paolo
Salve. ho provato il treppiede . Ed il miglioramento c’è stato.
Salvo circa il 20/30 % di foto in più nei casi in cui i tempi sono lenti.
Bisognerebbe fare una statua a il genio che l’ha pensato.
Grazie per aver condiviso l’idea.
P.S. l’unico fastidio e per come ti osservano quando si accorgono dell’aggeggio . Anche con il filo di nylon da pesca ,che si nota meno, comunque i sorrisini si sprecano.
Grande Franco! Benvenuto tra i piccoli scienziati del faidatè fotografico. Per quanto riguarda l’ironia di chi ci osserva… che si arrangino!