Tutti, tutti, tutti siamo passati nel periodo dell’innamoramento per la fotografia di paesaggio. Alcuni rimangono legati a questo amore per la vita, altri lo lasciano presto, altri lo riscoprono in occasione delle vacanze estive… ma tutti ci siamo passati.

La cosa comune, soprattutto all’inizio, è l’enorme distanza tra ciò che ci sarebbe piaciuto catturare nella nostra fotografia e il risultato. Normalmente una schifezza.

Ora: il perché di questa distanza tra ciò che ci piacerebbe e ciò che abbiamo ottenuto è molteplice, ma nella maggior parte dei casi è legato alla scarsa conoscenza tecnica più che ai limitati mezzi tecnologici.

Chiariamo quindi subito un punto importante: il tuo corredo fotografico non è un limite allo sviluppo delle tue capacità di fotografo paesaggistico. Puoi avere una macchina fotografica entry level, puoi avere o non avere un grandangolo e un teleobiettivo, puoi perfino scattare con il tuo telefono cellulare: il mezzo tecnologico che hai in mano non deve diventare una scusa per non migliorare in questa specializzazione fotografica. Semplicemente perché la vera differenza la fa la tua tecnica, in primis la tua capacità di sapere gestire la composizione fotografica.

Il consiglio è semplice: impara a guidare l’occhio dello spettatore. Nella fotografia di paesaggio questo è estremamente difficile a causa della grande tentazione: includere troppe cose all’interno della tua immagine. Una buona fotografia di paesaggio è una selezione accurata di elementi, non un ammasso confuso di roba che più ce ne sta, meglio è.

Sapere comporre un’immagine paesaggistica è fondamentale per due motivi:

  • La tecnica compositiva è una delle due capacità che in assoluto impatta di più sulla qualità finale di un’immagine. L’altra capacità è quella di sapere usare la luce.
  • Approccio pragmatico. E’ molto più facile ed economico migliorare un’immagine migliorando la tecnica anziché spendendo migliaia di euro in attrezzatura.

Lo ripeto spesso perché è la verità. Mi occupo di fotografia microstock da abbastanza tempo, dal 2007 vendo immagini online su Shutterstock, ho iniziato con una Canon 450d e obiettivo 18-55mm di serie e di plastica che oggi trovi usata a 100 euro online. La stessa macchina oggi la utilizzo come muletto durante i miei viaggi e continua a portarmi scatti veramente buoni. L’attrezzatura non è una scusa: si possono fare belle fotografie innanzitutto con le capacità tecniche, anche se ci sono limiti tecnologici ed economici.

Ritorniamo all’argomento di questo post. Ecco il mio processo di lavoro nel momento in cui, come periodicamente mi capita, ritorno al vecchio amore per la fotografia di paesaggio.

Trova il soggetto

E’ la parte più importante e complessa. Quando sei immerso nel panorama questo ti risulta grandioso per una serie di motivi soprattutto psicologici. Non c’è solo ciò che vedi: c’è l’emozione del momento, lo stupore, l’odore del prato che hai davanti a te, la sensazione del vento addosso… Tutto quello che hai davanti è meraviglioso per una serie di motivi soggettivi che sono difficili da riportare in una oggettiva immagine fotografica. A questo devi aggiungere il fatto che tu vedi il paesaggio tridimensionalmente, mentre dovrai ingegnarti per riuscire a riproporre questa sensazione in una immagine a due dimensioni.

Qual è l’unico modo per uscire da questa situazione confusa? Trova un soggetto. Non due soggetti, uno!  Ti troverai nella paradossale situazione di dovere andare a caccia di un unico soggetto nell’ampio paesaggio che hai davanti a te, ma il tuo obiettivo è semplificare. Cerca a occhio nudo e quando hai trovato qualcosa d’interessante prova a controllare nel tuo mirino o sul tuo display.

Cosa risalta tra tutto quello che è davanti a te?

Nella fotografia di paesaggio bisogna parlare prima alle emozioni

Questo ti suona un po’ mistico, non è vero? Quasi tutti i trattati di fotografia di paesaggio parlano di tecnica, tecnica, tecnica… peccato che le fotografie che funzionano sono quelle che ti coinvolgono emotivamente. Non che la tecnica fotografica non sia importante, ma viene dopo.

Quindi fai così. Posizionati frontalmente al tuo paesaggio e metti via la macchina fotografica. Nello zaino, posala a terra… l’importante è che non la tieni in mano.

Poi parlati. Raccontati la storia di quello che hai davanti. I colori, i campi, gli edifici… raccontati cosa è appena successo. Cosa ti incuriosisce? Cosa racconta meglio quello che sta succedendo? Respira. Ci sono delle emozioni in quello che hai davanti?

Adesso prendi la tua macchina fotografica e scatta. Non ti sto dicendo che la tecnica fotografica non sia importante, ma l’emozione e l’aspetto artistico sono la premessa a una fotografia che funziona.

Fotografia di paesaggio: vedila in prospettiva!

Scegli quello che vuoi mettere in primo piano e quello che vuoi usare come sfondo nell’immagine che ti appresti a creare. In una situazione ideale dovresti avere un primo piano, un soggetto (che non necessariamente è in primo piano) e uno sfondo. Il tutto dovrebbe lavorare in modo armonico guidando l’occhio dell’osservatore. Questa è la teoria.

La verità è che quasi mai ti troverai in questa situazione. Lo sfondo potrà essere orribile (quindi meglio nasconderlo), il primo piano non c’è, il soggetto è difficile da isolare… non importa. L’importante è che tu sappia il risultato atteso teoricamente migliore. Il resto è mestiere di fotografo che s’impara, e s’impara anche a convivere con i limiti che si hanno davanti. Ci sono situazioni in cui non è semplicemente possibile ottenere una composizione ideale. Punto.

I tre elementi fondamentali sono:

  • Lo sfondo della fotografia, che è come la tela su cui dipingi.
  • Il primo piano, che è il tuo evidenziatore. E’ lo strumento che utilizzi per indirizzare lo sguardo dell’osservatore.
  • In mezzo, tra primo piano e sfondo, c’è il soggetto.

Le linee che collegano il tutto

Per linea s’intende qualsiasi serie di oggetti disposti in modo lineare in grado di aiutare la guida dell’occhio dell’osservatore. Sono importanti perché, soprattutto nella fotografia di paesaggio del neofita, è frequente  la situazione in cui l’occhio dell’osservatore vaga, vaga, vaga per l’immagine senza riuscire ad aggrapparsi a qualcosa.  Il finale è che l’osservatore non sa il perché… ma la fotografia che ha davanti lo respinge.

Il modo migliore per creare armonia in un’immagine è legare i tre elementi (primo piano, soggetto, sfondo) con una linea che guida l’occhio dell’osservatore.

Facile? No. Però è anche vero che una volta che sai la teoria, puoi scegliere consapevolmente quando non seguirla.

Ti segnalo un articolo tra i più letti di questo blog che sono sicuro che ti potrà aiutare se vorrai approfondire: La fotografia di Ansel Adams spiegata a mia nipote di 5 anni

A presto

Paolo

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