La mia nipotina ha compiuto da poco 5 anni. L’altro giorno guardavamo assieme un libro di fotografie che conteneva alcune immagini di Ansel Adams e lei mi ha chiesto: Zio Paolo, perchè queste foto sono così tanto in bianco e nero? 

Io vorrei fare un regalo alla genialità fotografica semplice e potenziale di mia nipote. Un regalo che non aprirà subito ma che potrà capire tra qualche anno, quando saprà leggere e magari si chiederà perché suo zio passa tanto tempo a pasticciare facendo fotografie. E spero che questa malattia chiamata fotografia contagi anche lei.

Parlare di fotografia a una bimba è una cosa difficilissima perché ti obbliga ad arrivare all’essenziale delle cose. Non puoi scrivere di fotografia concettuale, né di sensazione materica dell’immagine, né d’influenza delle postavanguardie… devi posare a terra tutte le categorie e arrivare al nocciolo della questione. Ed è un percorso di cui molti di noi hanno bisogno, io per primo.

Bene. Oggi vorrei spiegare alla mia nipotina perché per me è importante la fotografia di Ansel Adams. 

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Inizia lo spettacolo: la fotografia di Ansel Adams

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Se Ansel Adams oggi fosse vivo avrebbe oltre 112 anni. Lo si conosce per le sue splendide fotografie in bianco e nero, soprattutto per i suoi paesaggi.

E’ diventato famoso per un termine complicato, chiamato sistema zonale. Il nome mette paura, ma alla fine è semplicemente una tecnica usata in fotografia per determinare la giusta esposizione e il conseguente processo di sviluppo ottimale per riuscire ad ottenere le migliori sfumature tonali possibili. Se andiamo a vedere, l’idea non è poi così lontana dal moderno processo HDR. Solo che lui ci è arrivato un secolo prima!

Ansel Adams è morto nel 1983, il suo lavoro continua a essere importante oggi e lo sarà ancora per tanti anni.

Ansel Adams, che vedi nel ritratto qui a fianco, diceva cose semplici. Eccone 5:

  • Una vera fotografia non ha bisogno di essere spiegata e non può essere contenuta in parole
  • Non ci sono regole per le buone fotografie, ci sono solo buone fotografie
  • Tu non scatti una fotografia, la crei
  • La fotografia paesaggistica è il test assoluto per il fotografo, e spesso anche il suo dispiacere
  • Dobbiamo ricordarci che una fotografia può contenere solamente quanto riusciamo a metterci dentro, e nessuno ha mai raggiunto le piene potenzialità di questo mezzo

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Il 50% del processo creativo avviene in camera oscura

Ansel Adams era conosciuto per passare un’intera giornata in camera oscura e produrre un’unica stampa. Era maestro nelle tecnica necessarie a scurire o chiarire parti dell’immagine (il sistema zonale) con le quali dipingeva in ampie zone arrivando ad avere esposizioni spettacolari. Forse proprio qui troviamo il motivo per il quale ricordiamo il suo nome ancora oggi. La sua abilità nel fotografare era pari alla sua capacità di produrre artigianalmente un’immagine, creando un prodotto fatto a mano che altri non avrebbero saputo riprodurre. La fotografia di Ansel Adams è qualcosa di più di un’immagine: è un prodotto artigianale.

Questa per me è una grande lezione. Oggi la camera oscura è stata sostituita da software di postproduzione. Nel mio caso, ho scelto Lightroom. Eppure il tempo che ho dedicato a esplorare questo strumento è ancora marginale rispetto a quello investito per fotografare. Forse è arrivato il momento di rindirizzare alcune mie priorità.

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Fotografia come interpretazione della realtà

Cito Ansel Adams

E’ importante rendersi conto che tanto la fotografia espressiva (detta anche creativa) quanto quella di documentazione non sono in rapporto diretto con quello che noi chiamiamo realtà. Noi, senza percepire determinati valori del soggetto cerchiammo di duplicarlo sulla stampa. Se lo desideriamo, possiamo simulare l’apparenza in termini di valori di densità riflessa, oppure possiamo restituirlo ricorrendo ad altri valori, basati sull’impatto emotivo.

In sostanza, la fotografia di Ansel Adams non cerca una rappresentazione oggettiva dell’immagine. Non era una sua priorità. La sua priorità era l’impatto emotivo dell’immagine. Se poi questa fosse attinente alla realtà o meno è conseguenza semplicemente dell’utilizzo dello strumento fotografico, ma non una priorità.

Quello che sentiamo vedendo un panorama dal vivo è quello che ne ricordiamo. In fondo, il nostro cervello fa lui per primo la postproduzione di un’immagine vista con gli occhi, aggiungendo nella memoria particolari non necessariamente presenti nell’immagine originale come odori, rumori, sensazione del vento sulla pelle, emozioni. La fotografia di Ansel Adams compie un processo simile: reinterpreta l’immagine per darci sensazioni, senza fare dell’oggettività una cosa necessaria.

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La posizione dell’orizzonte nelle fotografie di Ansel Adams

Vendere, foto, online, microstock, guadagnare, fotografia, fotografie, immagini, fotografoForse non tutti sanno che… la fotografia di Ansel Adams presenta spesso una linea dell’orizzonte posizionata verso l’alto dell’immagine. Il fotografo in questione non cerca di rispettare regole predefinite come quella dei terzi (se non sai cosa sia puoi leggere l’articolo Facciamoci notare! sulla composizione fotografica), ma molto spesso tende a dare tanto spazio al panorama e poco al cielo. Il motivo è legato alle sensazione dell’osservatore: collocare l’orizzonte così in alto permette a chi osserva l’immagine di percepire meglio la grandezza del paesaggio in comparazione con il cielo.

Una cosa che mi ha sempre colpito di fronte alle sue fotografie è quanto io mi senta piccolo. Ci si sente quasi insignificanti davanti agli spettacoli della natura che la fotografia di Ansel Adams ci propone.

E’ una sensazione che il fotografo ricerca. Adams voleva che le persone lo sentissero. Quasi come a dirti guarda che tu sei piccolo: sei solo una cosa piccola che fa parte di un mondo tanto più grande di te.

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La fotografia di Ansel Adams più famosa

la fotografia di Ansel Adams

 

Probabilmente la fotografia di Ansel Adams più famosa è Moonrise over Hernandez, che vedi qui sopra. E’ stata scattata in pochi secondi, quelli che sono serviti al fotografo per accostare con l’auto, tirare fuori la sua attrezzatura fotografica e scattare. Se ti sembra una cosa facile oggi sappi che non lo era quasi un secolo fa, quando bisognava calcolare i tempi di esposizione senza alcun strumento che non fosse la propria mente.

La lezione che rimane è semplice: se capisci la tua fotocamera e i principi dell’esposizione, fare fotografie diventa istintivo. Oggi come ieri.

Una curiosità: la fotografia di Ansel Adams che vedi sopra è stata venduta all’asta nel 2006 per $609.600.

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Perché per me è importante il lavoro di Ansel Adams

Il motivo per cui mi fermo davanti a un’immagine di Ansel Adams è perché provo qualcosa. E’ un fotografo che non ha prodotto fotografie ma sensazioni. E lo faceva sapendo dove voleva arrivare: la sensazione che si ha guardando le sue immagini e sentendosi piccoli piccoli è un qualcosa che non esce per caso, magari schiacciando un bottone distrattamente di una macchina fotografica di oggi. Possiamo facilmente immaginare le ore che il fotografo ha speso nel cercare il giusto punto in cui collocare la sua fotocamera. La stessa sua profonda conoscenza di come scattare un’immagine e di come elaborarla la dice lunga su quanto fosse bravo questo fotografo a pilotare le sensazione dell’osservatore esattamente dove lui voleva.

La fotografia di Ansel Adams mi piace perché, nonostante i suoi critici lo abbiano accusato di avere passato la vita a fotografare alberi e rocce, ogni volta che la guardo mi fermo. E per qualche secondo sono dentro l’immagine.

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Ma come finisce la storia?

Anche la storia personale di Ansel Adams è interessante, non solo le sue fotografie. Adams trova il successo come fotografo Fine Art solo negli anni ’60 e fino a quel momento vive di fotografia commerciale, coltivando la sua passione per la fotografia paesaggistica come attività laterale a quella che permette a lui e alla sua famiglia di vivere.

Sono passati quasi cento anni, ma è quello che fanno oggi molti fotografi professionisti: fotografare per il cliente per riuscire a pagare le bollette, fotografare per i propri progetti personali durante il tempo rimanente. E poi, magari, un giorno trovare un mercato proprio per queste immagini.

Un aspetto importante della biografia è che solo negli anni ’60 Ansel Adams incontra un socio, e solo in quel momento la fotografia di Ansel Adams paesaggistica diventa fenomeno commerciale. La lezione è che essere dei buoni fotografi non vuol dire sapersi promuovere, e il proprio lavoro non si promuove da solo. Puoi essere anche il migliore fotografo del mondo, ma se non riesci a curare gli aspetti di business, così come quelli relazionali rofessionali, le tue fotografie rischiano di rimanere appese alle pareti di casa tua.

La lezione? A volte conviene cercare qualcuno specializzato nell’attività di comunicazione e promozione, oggi come cento anni addietro.

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Se vuoi approfondire ulteriormente la fotografia di Ansel Adams ti segnalo due libri:

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