Fare il fotografo è una cosa, ma fare il papà fotografo è un’altra.
Non una cosa simile: proprio un’altra cosa.
Ma il fatto che il mondo cambi attorno a te non vuol dire che sia peggio. Ecco 8 cose che ho imparato nell’ultimo anno, esattamente da quando è nato mio figlio. E’ stato un periodo stancante, pesante e il mio studio fotografico è un casino completo.
Probabilmente i 12 mesi migliori di tutta la mia vita.
I figli sono la prova vivente che siamo fatti di curiosità e osservazione
Mio figlio non ha mai fatto un corso da manager in qualche università americana dove ti insegnano a raggiungere il massimo della performance. Tuttavia ha delle capacità che mi lasciano disorientato, come quella di essere felice semplicemente perché vede il gatto oppure per una faccia buffa.
Ha anche la capacità di focalizzarsi su una singola azione finché non l’ha completata, come aprire per forza lo sportello della batteria della macchina fotografica (uso una Canon 5D MKII che per fortuna è bella robusta), oppure la curiosità ossessiva nel rumore fatto dal velcro quando apro la mia borsa fotografica.
Curiosità, osservazione, focus: sono tutte capacità utilissime al fotografo. Le abbiamo già e le riceviamo in dote alla nostra nascita. Poi, per le strade della vita, ci dimentichiamo che qualcuno ce le ha regalate e cerchiamo di recuperarle con costosi corsi di fotografia.
Niente ti può preparare perfettamente a cosa succederà, quindi improvvisa.
Se non hai ancora avuto un figlio non sai di cosa si tratta. E va bene così!
Ho letto molto libri di pedagogia destinati ai neo-papà, la maggior parte dei quali consigliano di non fare dormire il figlio nel lettone con i genitori. Dopo una settimana che non dormi e tuo figlio continua a piangere e farti alzare dal letto per andarlo a prendere nel lettino ti assicuro che prendi tutti i bei libri di pedagogia, se ne hai la forza li butti dalla finestra (ma non l’avrai, tranquillo), prendi tuo figlio e lo metti nel lettone con voi cercando di recuperare qualche minuto di sonno.
La cosa più sorprendente è che nonostante la preparazione teorica sia stata disattesa e la pianificazione sia andata nel cestino dell’immondizia… ce la fai lo stesso.
Allo stesso modo, non essere ossessionato se non riuscirai a realizzare esattamente il servizio fotografico come lo avevi pianificato nonostante tu abbia faticato magari portandoti pure dietro il treppiede, se le condizioni meteo non saranno quelle che speravi, se l’occasione che cercavi non si presenta. Il papà fotografo ce la fa lo stesso a portare uno scatto buono a casa anche se le cose andranno in modo enormemente diverso rispetto ai suoi piani e a tutta la teoria imparata.
Paternità e fotografia: amore incondizionato
Non prenderla personalmente, ma tuo figlio non è obbligato ad amarti. Ci sarà giornate che senza un motivo ti ignorerà, piangerà, farà di tutto per sfondarti le orecchie con le sua urla. E tu provvederai a pulirlo, accarezzarlo, nutrirlo.
La paternità è amore incondizionato e il bello, il brutto e lo schifo (si, anche la cacca sulle mani) ne fanno parte. Nonostante ti sembri di dare tutto, ne ricevi di più.
Penso che la fotografia, specie se scatti per motivi commerciali, abbia la stessa capacità di disturbarti, di abbatterti, di farsi anche volere male per qualche secondo… ma alla fine è amore incondizionato. Nonostante tutto, il papà fotografo è ancora innamorato e quando prenderà la sua macchina fotografica e uscirà la mattina presto saprà che non è razionalità. E’ un bisogno.
I figli e le fotografie sono il tuo specchio
Sono una persona calma e positiva. Le persone vedono lo stesso in Lorenzo, mio figlio. Penso che i bambini prendano l’energia dei propri genitori e la riflettano quasi come fossero uno specchio. Quando mi sento stressato anche Lorenzo lo è e copia i miei comportamenti. Quando questo succede mi fermo e rifletto su come mi sto comportando. Non voglio crescere un bimbo stressato, nervoso, isterico e io per primo non voglio esserlo. Il mio bimbo diventa il mio specchio, mi fa vedere quello che sono e mi fa sentire stupido quando mi serve.
Mi accade la stessa cosa quando fotografo. Nella maggioranza delle occasioni in cui non sono riuscito a portare a casa il risultato che volevo, la colpa è stata mia. Io non ero li con la testa e con il cuore, e le immagini lo hanno fatto vedere. Le mie fotografie sono lo specchio di come io sono in quel momento: la tecnica fotografica serve a mascherare qualche cosa, ma se in quel momento sono io senza anima lo sono anche le mie immagini.
Fallo a modo tuo
A volte provo a imporre il mio modo di fare le cose a mio figlio. E lui semplicemente preferisce fare le cose a modo suo. Sa perfettamente cosa vuole e sceglie di seguire la sua strada. E non si tratta di una scelta che fa a priori per disubbidirmi o per mostrarmi quanto è ostinato, semplicemente preferisce fare un percorso diverso per arrivare allo stesso risultato. Vive l’esperienza di arrivare a quel risultato.
Si tratta di un qualcosa che come fotografo ho perso per strada e ho ritrovato solo con l’arrivo di Lorenzo, quando sono diventato papà fotografo. Troppe volte sono andato dritto al punto per scattare quella immagine di luoghi da quell’angolazione a quell’ora. Ho perso il gusto di arrivare sul luogo qualche ora prima, girare un po’ a caso ma scegliendo i miei passi, prendermi un caffè all’alba mentre aspetto l’ora giusta e nel frattempo scattare immagini molto più potenti, fotograficamente parlando, dello scatto da cartolina che avevo inizialmente cercato.
Il papà fotografo trova sempre tempo per giocare
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La vita è troppo breve per correrci attraverso. Anche se io sono il primo a scrivere delle shooting list chilometriche con i dettagli di tutti i luoghi, le cose, le persone, le angolazioni, le situazioni in cui vorrei scattare, Lorenzo mi ha insegnato l’importanza di fermarsi a giocare.
E’ l’importanza di sapere mettere da parte i tuoi doveri di fotografo e incominciare a scattare cosa ti piace e come ti piace, senza pensare per forza e sempre a un risultato. Per quanto questa visione possa essere troppo romantica per chi fotografa per professione e dei propri scatti ci deve vivere, la verità è che se scatti solo ed esclusivamente per pagarti le bollette alla fine non sarai più capace di divertirti… e le tue immagini lo faranno vedere.
Ripeti con me. Non sono perfetto. Non sono perfetto. Non sono perfetto.
E’ successo un piccolo miracolo da quando sono diventato papà: ho imparato a perdonarmi in quanto non sono perfetto. Io sono, anzi ero, una di quelle persone che o faceva le cose benissimo, oppure neanche si incominciava in un nuovo progetto incluso quelli fotografici. Ho presto imparato che mai come in questo caso la perfezione è nemica del buono.
Se aspetti di fare un servizio fotografico perfetto durante un viaggio con la tua famiglia o durante quell’ora che sei riuscito a ricavarti alla domenica mattina quando ti illudi che tutti stiano ancora dormendo… Ecco, ti sbagli. La virtù più importante del papà fotografo è quella dell’adattamento alla situazione. Non è solamente possibile, ma è probabile che tutto quello che avevi pianificato con così tanto dettaglio salti in aria perché il tuo pargolo ha deciso diversamente.
Non potrai lavorare in modo perfetto, ma potrai adattarti alla nuova situazione improvvisando quando e come puoi. E riuscirai perfino a portare a casa qualche scatto buono!
Piccola parentesi se anche tu vuoi provare la mia strada e utilizzare la tua passione fotografica per pagare le bollette a fine mese: puoi trovare informazioni utili nel post Passare da hobby a professione.
Quando dici qualcosa di sbagliato, non puoi ritornare indietro.
Non devi mai dire qualcosa che non vuoi sia ripetuto. E non devi mai dire qualcosa di cui ti vergogneresti se fosse ascoltato un mese dopo.
Avere un figlio non solo è un’esperienza senza libretto di istruzioni, ma non ti concede di ritirare qualcosa che invece hai detto: è buona la prima! Se sbagli ti puoi inventare il modo di rimediare, ma ormai il danno è fatto!
Allo stesso modo, avere una macchina fotografica e poco tempo a disposizione ti obbliga e realizzare qualcosa di buono subito e con quasi nessuna possibilità di rimediare. E’ improbabile infatti che nei prossimi giorni, specie se sei un papà fotografo, tu possa avere una seconda possibilità di realizzare quelle immagini: ti mancherà il tempo, sarai in un luogo diverso, non ci sarà l’occasione e tu non sarai pronto. Quindi afferra il presente e dai il massimo oggi: devi dire cose di cui sarai orgoglioso domani, devi scattare immagini di cui sarai orgoglioso domani. Probabilmente non avrai una seconda possibilità. E’ buona la prima.
Conclusioni
E’ stato l’anno più bello della mia vita.
Non ci sono altre conclusioni.
Se anche tu sei un papà fotografo o una mamma fotografa e hai voglia di raccontare la tua esperienza, qui c’è spazio per te.
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Mi piace molto questo tuo nuovo approccio alla fotografia da papà fotografico e questo rende i tuoi articoli ancora più interessanti.
E’ un vero piacere leggere quanto scrivi.
Cosa dire, mi ritrovo perfettamente nelle tue parole. Ribadisco l’importanza per un fotografo di avere la curiosità e la felicità di un bambino, due atteggiamenti che ti permettono di arrivare lontano. E poi, può sembrare scontato, ma riconoscere di non essere perfetti è uno dei passaggi più importanti: l’accettazione completa di se stessi.
Io purtroppo figli non ne ho, ma vorrei tanto che mio padre, nel trasferirmi la sua passione fotografica, avesse a suo tempo, pensato queste cose…
Ciao Paolo, mi ritrovo al 100% in tutto quello che dici; ho 45 anni, due figli Valerio di 12 e Fabiana di 9, ed una moglie: In questi anni di marito-papà-fotografo ho imparato una cosa essenziale: quando ho soddisfatto le loro esigenze sono a posto e posso dedicarmi con tutta la serenità e la passione alla fotografia. Devo dire che sono anche abbastanza fortunato perchè il mio lavoro principale è fare l’insegnante e questo mi porta ad una serie di vantaggi: tempo libero, nessun affanno nel dover fare a tutti i costi foto che vendono, contatto costante e diretto con menti creative e destabilizzanti quali sono i miei alunni.
Io ho iniziato seriamente a fotografare nel microstock qualche anno fa e grazie ai tuoi consigli preziosi sulla composizione fotografica sono migliorato tantissimo: ricordo perfettamente una tua foto di Firenze al David che mi aveva ispirato particolarmente tantè che qualche mese più tardi ho fatto una vacanza proprio a Firenze di 5 giorni con tutta la famiglia scattando spessissimo con mia figlia sulle spalle… un ricordo bellissimo e tante belle foto.
Qualche mese più tardi, leggendo un tuo post sulla ricerca di una nicchia di mercato, ho scattato (sempre con mia figlia sulle spalle) questa fotografia che è il mio bestseller con più di 250 download http://www.shutterstock.com/pic.mhtml?id=282335048.
Fondamentale è trovare l’equilibrio con sè stessi, non abbandonare mai la ricerca, essere curiosi e sopratutto essere come te sempre positivi e cercare il bello nelle piccole cose.
Ho trovato interessantissimo questo articolo sul blog di fotolia https://blog.fotolia.com/it/2016/11/30/riepilogo-da-adobe-max-consigli-sulla-fotografia-stock-da-lasse-behnke-alias-lassedesignen/ perchè analizza gli elementi fondamentali di una foto di successo e la struttura compositiva per poi replicarla in foto di altro genere, una domanda tecnica: ho visto che in molte foto appare una luce come di un sole che nell’articolo viene chiamata black light (?).. hai idea di come si possa aggiungere alle foto? non credo che si tratti di uno scatto in controluce ma di un lavoro in post produzione…hai idea di come si fa?
Ciaooo
Ciao Emanuele e grazie per averci raccontato la tua esperienza (ma anche per avere condiviso il link di Fotolia).
Per quanto riguarda la black light lo ammetto: non ho la più pallida idea di cosa sia. Però ho trovato un link che spero possa essere utile ai tuoi esperimenti fotografici:
https://it.pinterest.com/pin/172755335678836088/
A presto!
Paolo
Da papà fotografo in anno sabbatico mi ero perso il tuo articolo, saluti Paolo, in bocca al lupo per tutto