Lunghe esposizioni con vetri da saldatore? Non ci avevo mai pensato, fino a quando Max non mi ha proposto questo articolo. L’idea mi è piaciuta subito non solo per la sua creatività, ma anche per la facilità di realizzazione e per i costi quasi inesistenti di questa soluzione. Lascio la scrittura a Max e godetevi l’articolo!
.
Lunghe esposizioni con vetri da saldatore
L’esperimento compiuto nasce dal fascino che le lunghe esposizioni hanno sempre avuto su di me. Con una lunga esposizione, per esempio, l’acqua di un ruscello diventa velluto, gli schizzi perdono dettaglio e diventano una morbida coltre. Di giorno c’è tanta luce ed è impossibile usare tempi molto lunghi, anche chiudendo il diaframma e mettendo al minimo la sensibilità ISO. Per scattare delle lunghe esposizioni senza filtri ci dovremmo recare sul posto al tramonto o all’alba, ma spesso il limitato tempo libero non ce lo permette. La soluzione è “mettere gli occhiali da sole” alla macchina, anteponendo un filtro che attenui la luce.
Per questo motivo mi sono documentato per un sistema cosiddetto “holder” per i filtri ND. Un solo filtro avvitato non vi dà molti stop di attenuazione, è meglio il sopracitato sistema per utilizzare due o più filtri insieme, ma sinceramente ha dei costi proibitivi (almeno per le mie tasche). Quindi ho iniziato a pensare a come poter scattare delle foto in pieno giorno con esposizioni lunghe e ho trovato la risposta leggendo la dicitura “inattinico” sui vetri per saldatori. Sicuramente non possono competere in qualità con i filtri professionali, ma con una piccola serie di accorgimenti non siamo nemmeno troppo lontani. In rete ho trovato chi ha sperimentato questi vetri (mi ha consolato saper di non essere l’unico “fulminato”): alcuni esperimenti compiuti non sono andati a buon fine, mentre altri sì. Questo mi ha dato la conferma che è solamente una questione di metodo.
.
Caratteristiche tecniche del “filtro”
Essendo prodotti usati nell’industria, questi vetri sono regolati da delle normative, che nel caso del vetro da me acquistato è una normativa DIN (magari li trovate anche come ISO, UNI etc.) Il vetro è marchiato DIN11, quindi la prima difficoltà da superare era trovare a quanti stop di attenuazione corrispondesse il vetro, e lì mi è venuto incontro il web. 15 stop, un’attenuazione praticamente mostruosa se tenete conto che il filtro professionale denominato “big stopper” è un 10 stop: questo vetro è decisamente portato per luci diurne forti. La voce “inattinica” identifica una luce che non incide sul materiale fotosensibile, infatti le luci normalmente usate per lo sviluppo in camera oscura erano o rosse o giallo-verde. Questo vetro ha una forte dominante verde.
Consideriamo le dimensioni del vetro e come tenerlo fermo alla fotocamera senza fare entrare luci parassite. Le dimensioni in commercio non sono moltissime, il filtro più grande che ho trovato è un 90×110 mm ideale e sufficiente per coprire la lente del mio grandangolare che è di 77 mm, chiaramente lo potete impiegare anche per le lenti di diametri inferiori. Il passo successivo è stato quello di studiare un sostegno che mantenesse in posizione il vetro, trovato anche quello a costo zero.
Esaminiamo le varie fasi dello scatto e gli accorgimenti da adottare.
.
Materiale occorrente per lo scatto
- Fotocamera reflex digitale con possibilità di posa B (Bulb)
- Cavalletto
- Obiettivo (qualsiasi in vostro possesso)
- Cavo remoto o telecomando per lo scatto (consigliato)
- Elastici
- Vetro da saldatore
- Paraluce a petalo per l’obiettivo (consigliato)
Ecco una serie di foto illustrative fatte con una compattina targata “Betlemme”, non me ne vogliate per la qualità.
Sistemare la macchina fotografica sul cavalletto e innestare al contrario il paraluce a petalo sull’obiettivo (vedi foto in apertura di post). Disattivare lo stabilizzatore se presente.
Mettere la macchina in priorità di diaframmi (A o Av). Come diaframma meglio impostare f8 o max f11 altrimenti con diaframmi più chiusi i tempi diventerebbero “biblici”. Comporre l’immagine e fare una lettura preventiva del tempo di scatto che la macchina ci suggerisce, poi prendere nota del tempo di scatto.
Mettere la macchina in manuale (M) sulla posa Bulb (impostazione presente all’estremo della gamma dei tempi) mantenendo invariato il diaframma impostato precedentemente. Applicare il filtro all’obiettivo tenendolo fermo con gli elastici al paraluce, per chi non lo avesse agganciate gli elastici dietro la fotocamera, l’importante è che una volta fissato non si muova. Abbiate l’accortezza di controllare che sia centrato per non avere luci parassite.
Coprire l’oculare con il tappo in dotazione all’acquisto della fotocamera, per chi non l’avesse un pezzo di stoffa nera tenuta con un nastro adesivo “carta” di quelli per mascherare i muri (in maniera da non lasciare residui di collante sulla fotocamera) è più che sufficiente.
Ricordate il tempo di scatto che avete letto durante la misurazione preventiva? Perfetto, tirate giù di 15 stop (“tirare giù di 15 stop” vuol dire raddoppiare 15 volte il tempo di scatto). Esempio: se avete letto 1/250mo dovete scattare a 240” ovvero 4 minuti (per questo serve la posa Bulb).
Orologio alla mano scattate. Meglio scattare con cavo remoto o telecomando, altrimenti dovete tenere premuto il pulsante di scatto per 4 minuti, con seri rischi di mosso o micromosso.
Dopo lo scatto la fotografia si presenterà in questa maniera, verde come l’Incredibile Hulk, ma non vi spaventate. Controllate per adesso solamente l’istogramma per capire se avete fatto i calcoli giusti dell’esposizione.
Una volta a casa la post produzione (se abbiamo fatto tutto bene) è veramente poca per ottenere il meglio dallo scatto.
.
Fate schizzare il valore del Magenta a 150 (il massimo), la foto diverrà azzurrina, a questo punto è solamente più una questione di temperatura di colore, se era una giornata di sole intenso come nel mio caso impostate il valore tra 5100-5300 Kelvin ed il gioco è fatto.
Per semplificarvi la vita, potreste desaturare tutto e avete bella e pronta una foto B/N.
Altro sistema (se vi ricordate una zona bianca o comunque un grigio chiarissimo), è quello di selezionare il bilanciamento del bianco dal vostro software preferito con il campionatore, quindi ciccate nella zona individuata ed automaticamente tutto sarà riportato ad una visione perfettamente coerente a ciò che avete fotografato.
Cosa fotografare
A mio avviso non abbiamo limiti alla fantasia, trovo che l’acqua dia belle foto, sia i ruscelli montani che il mare ci regalano degli effetti setosi (come nell’esempio), ma si prestano anche le nuvole in una giornata ventosa, gli alberi scossi dal vento, etc. etc. Insomma scatenatevi, avete uno strumento in più a costo ridottissimo (2 vetri li ho pagati 2,50 €) per far fruttare la vostra creatività.
P.S.: l’esposizione lunga vi dà modo di fotografare piazze e luoghi “eliminando” le persone che, essendo in movimento, non vengono impresse nello scatto. Così anche con piazze e monumenti gremiti avrete uno scatto “pulito”.
Autore: Massimiliano Cervo
Sicuramente un idea pratica per dei tentativi. Però credo che la degradazione dell’immagine dovuta ai vetri da saldatore non è consigliabile se si vuole ottenere dettagli di buona qualità.
Ciao Marco, ovviamente non sono da paragonare a dei filtri professionali, infatti uno costa 2€ e l’altro siamo a minimo 130€ senza contare un sistema holder se si vuole il sistema a lastre.
Però, per chi volesse approciare questo dipo di fotografia non sapendo ancora bene se è quella che fa per lui è sicuramente un metodo molto valido e poco dispendioso.
Ti dirò che se analizzi lo scatto fatto con il vetro e poi il semplice bilanciamento del bianco in PP (come nell’esempio) la degradazione non è molto accentuata come verrebbe inizialmente da pensare.
In passaato ho avuto veramente delle belle sorprese con buona soddisfazione generale.
Sono ovviamente metodi low cost con tutto quello che ne comporta ma che comunque ci permettono di creare scatti particolari con tecniche a volte costose.
Grazie del passaggio e un saluto.
Max
Ciao, sto sperimentando la tecnica, ispirata dal tuo articolo ho comprato l’occorrente e sto facendo delle prove, con le nuvole al momento :-)
Volevo farti una domanda riguardo la messa a fuoco, la imposti prima di fare la foto in modalità manuale? Ti ringrazio e anche Paolo ovviamente!
Michela
Ciao Michela,
scusa se rispondo in tremendo ritardo ma ero via per lavoro.
Innanzitutto grazie per il passaggio sul mio articolo e ancor di più per avere voluto provare a sperimentatela tecnica.
Confermo che la messa a fuoco devi farla prima, mettere come descritto l’obiettivo in manuale e poi eseguire il resto della procedura che porta allo scatto.
Questo perché una volta che tu metti il filtro e come se mettessi il copriobiettivo, quindi buio, quando premi a metà il pulsante di scatto lui cerca di mettere nuovamente a fuoco perdendo tutto ciò che hai fatto inizialmente.
Spero di esser stato abbastanza chiaro.
Max